Roma, 16 lug. (LaPresse) – Una persona su tre in età lavorativa, nel 2013, ha conosciuto forme di sofferenza e insicurezza occupazionale. Si tratta di quasi 13 milioni di donne e uomini, in aumento del 42,6% rispetto al 2008, quando erano 3,9 milioni di persone in meno. E’ quanto emerge dal rapporto ‘No Pil? No Job’ del Servizio politiche territoriali della Uil. Le persone in sofferenza occupazionale sono quelle che hanno un lavoro instabile, che hanno subito una riduzione di orario, che sono alla ricerca di un posto di lavoro, che sono stati sospesi dal lavoro o, ancora, hanno perso il posto a causa della crisi.

Secondo l’analisi della Uil, nello specifico, nel solo 2013, 4,2 milioni di persone hanno vissuto l’esperienza degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, Aspi e mini Aspi), con un aumento del 57% rispetto al 2008 (1,5 milioni di persone in più); 3,1 milioni di persone sono alla ricerca attiva di un posto di lavoro, in aumento dell’83,8% rispetto al 2008 (1,4 milioni di persone in più); 1,8 milioni sono le persone che, rassegnate, un lavoro neanche lo cercano. È aumentato, inoltre, il ricorso al part-time involontario (70,1% in più), con circa 500 mila persone coinvolte; 2,2 milioni di persone hanno un lavoro a termine; infine oltre 1 milione di persone ha un contratto di lavoro non subordinato (collaborazioni, buoni lavoro, tirocini), ma che in realtà nasconde rapporti di lavoro dipendente. A questi andrebbero aggiunti ulteriori 400 mila persone che, pur lavorando con partita Iva, svolgono di fatto lavoro subordinato.

“La ‘classifica’ definitiva del disagio occupazionale mostra con tutta evidenza la drammatica crisi che attanaglia il Mezzogiorno”, sottolinea il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy. L’indice di sofferenza del mercato del lavoro colloca il Sud 31,6 punti percentuali al di sopra della media nazionale, mentre nel Centro Nord gli indicatori fanno segnare indici al di sotto della media. Sono 9 le Regioni con un indice di disagio al di sopra della media nazionale: alle 8 Regioni del Mezzogiorno si aggiungono le Marche. A guidare questa ‘triste classifica’ stilata dal sindacato c’è la Calabria, seguita da Campania e Puglia; meno malessere in Lombardia, nella Provincia Autonoma di Bolzano e in Veneto.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata