Di Paola Benedetta Manca

Roma, 16 lug. (LaPresse) – La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis divide l’opinione pubblica e impensierisce la categoria dei medici. A presentarla, ieri, a Montecitorio, il parlamentare Benedetto Della Vedova (eletto con Scelta Civica e oggi al Misto), sottosegretario agli Affari Esteri. La proposta di legge è stata condivisa bipartisan da 218 parlamentari appartenenti a Pd, M5S, Sel e gruppo misto.

Il testo prevede la possibilità, per i maggiorenni, di detenere cannabis in modica quantità (15 grammi a casa e 5 fuori casa), di coltivarne in casa fino a cinque piante e in forma associata fino a 250 piante, di acquistarla al dettaglio in negozi dedicati, forniti di licenza dei Monopòli e previa autorizzazione. Prevede, poi, la semplificazione della prescrizione e dispensazione dei farmaci a base di cannabis e l’autocoltivazione a fini terapeutici. Non si potrà invece fumare la sostanza in nessun luogo pubblico e alla guida.

La dottoressa Rosanna Cerbo, specialista in neurologia e psichiatria, già docente di Neurologia all’Università La Sapienza e responsabile del Centro di Medicina del dolore Enzo Borzomati al Policlinico Umberto l a Roma, spiega quali sono, a suo avviso, i pro e i contro della proposta di legge.

D- Cosa pensa della proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis?

R- “Non ho niente in contrario all’uso terapeutico della cannabis, ho partecipato al primo studio italiano sull’efficacia di questa sostanza nella terapia del dolore ed è vero che può aiutare a soffrire meno i pazienti oncologici e in fase terminale. In più sono state riscontrate delle evidenze nei casi di glaucoma in cui l’uso di cannabis ha permesso di diminuire la pressione intraoculare. Il problema però è un altro”.

D- Quale?

R- “Se lo Stato riconosce che la cannabis ha proprietà terapeutiche allora deve anche fare in modo che segua le regole degli altri farmaci, cioè che sia subordinata ad una prescrizione medica che ne stabilisca uso e posologia e che venga messa in commercio nelle farmacie previa relazione del ministero della Salute che ne autorizza la vendita. Non è assolutamente ammissibile, se si riconoscono le sue proprietà terapeutiche, che ci si possa auto-curare coltivando le piante di cannabis in casa, senza essere seguiti da un medico”.

D- Quali sono i rischi dell’auto-terapia con la cannabis?

R- L”a cannabis, in soggetti predisposti, favorisce i sintomi psicotici perchè è una sostanza psicotropica, che agisce sul sistema nervoso centrale. E’ come uno psico-farmaco e, per questo motivo, non può essere venduto come un prodotto da banco in farmacia senza il parere medico. Altra cosa è l’utilizzo a scopo ricreativo. In quel campo, come medico, non posso mettere bocca. E’ una decisione, quella di legalizzare o meno la cannabis, che non spetta ai medici”.

D- Quali sono le conseguenze, in generale, derivanti da un uso smodato di cannabis?

R- “Innanzitutto bisogna premettere che non è certo la droga più nociva che esista. Per una questione culturale, in Italia viene considerata più pericolosa dell’alcool ma, in realtà, quest’ultimo è la droga che uccide di più al mondo. L’alcolismo è una piaga che, attualmente, colpisce soprattutto i giovani. Detto questo, non bisogna dimenticare che la cannabis agisce sul cervello e, su quello in evoluzione dei giovani e degli adolescenti, può determinare disturbi psichici. La combinazione di alcool e cannabis poi, è sempre bene ricordarlo, potenzia gli effetti negativi della sostanza”.

D- Quali sono gli elementi da non perdere di vista nel dibattito sulla legalizzazione della cannabis?

R- “Il primo elemento è che l’uso curativo e quello ricreativo di questa sostanza sono due cose diverse e non assimilabili: il primo va tenuto sotto controllo da un medico.

Il secondo punto è che non deve passare il concetto che, siccome la cannabis viene legalizzata allora non è nociva. E’ giusto che ognuno decida in coscienza se farne uso o no ma non che venga dato un messaggio che non corrisponde alla realtà”.

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