Proclamato il lutto cittadino a Roma. Il racconto commosso del padre della 16enne: "Con lei sono morto anche io"

Ultimo saluto a Desirée Mariottini, la 16enne drogata, stuprata e lasciata morire in uno stabile del quartiere romano di San Lorenzo. Nel giorno dei funerali, che si tengono a Cisterna di Latina, il Campidoglio ha proclamato il lutto cittadino: "Roma vuole manifestare la vicinanza ai familiari di Desirée. Tutti i cittadini partecipano al loro profondo dolore", le parole della sindaca di Roma Virginia Raggi.

E proprio in questo giorno di lacrime e sofferenza, in un'intervista esclusiva a Storie Italiane di Eleonora Daniele su Rai1, il padre della giovane si lascia andare a un commovente racconto: "Da quando è successo sono morto pure io insieme a mia figlia. Io a mia figlia ci tenevo, la cercavo – Desirée per me era tutto e io per lei ero tutto", ha detto Gianluca Zuncheddu.

"Fino ad oggi non ho mai parlato perché ho un dolore che non ce la faccio nemmeno a parlare. Che idea mi sono fatto? L'hanno portata là: è stata una trappola. Voleva rimanere a Roma (quella sera, ndr) perché si è fidata. Desirée non si fidava di nessuno, non rimaneva in giro' rientrava sempre".

Se oggi si trovasse faccia a faccia con gli aguzzini della figlia, o con coloro che non hanno immediatamente allertato i soccorsi, Zuncheddu ha spiegato che: "Gli direi 'mi avete levato la vita', quella era la vita mia. Ma pure queste persone, queste ragazze che stavano insieme a mia figlia, spero gli facciano qualcosa. Queste persone sono carnefici. Sono diavoli, non sono persone normali". "Desirée non si era mai bucata. Ti posso dire che fumava le canne e beveva una birra – una cavolata così. Sempre bella, profumata, pulita, ordinata: era così Desirée. Amava la vita, le piaceva divertirsi con gli amici. Se aveva un giubbotto te lo regalava. Hai capito com'era? Era così Desirée. Era bravissima", ha concluso il padre con la voce rotta dal pianto.

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