Secondo la pm il personale del carcere avrebbe facilitato la fuga di tre detenuti con una serie di omissioni

Rischia il processo l'ex direttore del carcere di Rebibbia Mauro Mariani e con lui altre 13 persone, tutte indagate per la vicenda legata all'evasione di tre detenuti dal carcere romano di Rebibbia avvenuta lo scorso 27 ottobre.

Oggi la prima udienza davanti al gup per l'ex direttore Mariani, l'allora capo dell'Ufficio detenuti del Provveditorato regionale Claudio Marchiandi, e Massimo Cardilli, comandante di reparto degli agenti di custodia al tempo della fuga dei tre cittadini albanesi, oltre a undici agenti penitenziari. Il reato contestato, si chiama tecnicamente 'colpa del custode' ed è legato alla presunta inosservanza delle regole di vigilanza interna dell'istituto.

Secondo la pm titolare delle indagini, Nadia Plastina, il personale del carcere avrebbe facilitato la fuga dei tre con una serie di omissioni, e mancanze professionali gravi, soprattutto per le conseguenze che hanno avuto, anche se 'colpose'.

Nella prima udienza, alcuni dei 14 imputati, tra i quali Mariani, hanno annunciato di volere essere giudicati con il rito abbreviato, e il processo è stato aggiornato al 19 gennaio prossimo.

Le tre persone evase erano considerate molto pericolose: avevano trascorsi criminali che andavano dal traffico di droga e armi, allo sfruttamento della prostituzione fino agli omicidi e solo uno di loro venne arrestano mesi dopo la fuga. Il più temibile Basho Tesi, 35 anni, era stato condannato all'ergastolo per omicidio, armi e sfruttamento della prostituzione; su Ilir Pere, 40 anni, pendeva una condanna per traffico di droga e armi, e per tentato omicidio con fine pena nel 2041; mentre Mikel Hasanbelli, 38 anni, individuato e bloccato l'11 febbraio scorso in provincia di Como, era in carcere per droga e sfruttamento della prostituzione con fine pena nel 2020.

Subito dopo l'evasione, il 27 ottobre del 2016, gli inquirenti sottolinearono che i tre avevano probabilmente appoggi esterni di persone pronte ad aiutare la loro fuga anche economicamente. Inoltre i tre, scappati dopo aver segato le sbarre ed essersi calati dalle mura di cinta del carcere con lenzuola legate tra loro, avevano avuto un vantaggio di oltre sei ore sulle forze dell'ordine, perché tanto era passato dal momento dell'evasione a quando era scattato l'allarme.
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: