Roma, 19 lug. (LaPresse) – Ieri al Palazzo di Giustizia di Roma, di fronte al Gup Simonetta d’Alessandro, si è tenuta la terza udienza del processo penale, con rito abbreviato, a carico di Gianluca Iacovacci e Adriano Antonacci, militanti della ‘Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale’, arrestati il 18 settembre 2013 dai carabinieri del Ros di Roma perchè ritenuti responsabili di 13 attentati commessi tra il 2010 e il 2013 nell’area dei Castelli romani. Al termine dell’udienza il Gup ha pronunciato nei confronti dei due imputati la sentenza di condanna, rispettivamente alla pena di “anni sei di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici” e “anni tre e otto mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per anni cinque”.

L’Autorità Giudiziaria giudicante, concordando con le risultanze investigative acquisite dai Carabinieri del ROS, ha ritenuto i due imputati responsabili del reato di ‘Associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico’, in particolare “per aver fatto parte unitamente ad altri soggetti operanti in Italia e nel resto del mondo in corso di identificazione e taluni già identificati nell’ambito di procedimenti penali in carico a diverse Autorità Giudiziarie, di un’associazione sovversiva di matrice anarchica denominata Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI-FRI) – cellula Individualità Sovversive Anticivilizzazione che, mediante la ‘lotta armata’ si propone e compie atti di violenza con finalità di terrorismo, di eversione dell’ordine democratico”, nonché responsabili in concorso di ‘Atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi’.

L’attività investigativa, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Roma – Francesco Minisci – era stata condotta dal ROS, che aveva rivolto le attività d’indagine in direzione degli ambienti dell’area anarchica nazionale aderenti al progetto eversivo della Federazione Anarchica Informale, struttura associativa operante attraverso una fitta rete di solidarietà rivoluzionaria, campagne rivoluzionarie e comunicazione tra gruppi/singoli. Gli attentati erano finalizzati alla realizzazione di un più ampio progetto rivoluzionario promosso dalla Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale, associazione conosciuta anche con l’acronimo Fai/Fri e attualmente attiva in diversi continenti.

In particolare, erano stati colpiti mediante l’impiego di ordigni esplosivi e azioni di sabotaggio, esercizi commerciali, banche, filiali dell’Eni e aziende operanti nel settore della gestione dei rifiuti. Nel corso del processo, in particolar modo a ridosso delle udienze celebrate nell’anno in corso, sono stati perpetrati, a livello internazionale, attentati in solidarietà da parte di esponenti dell’area anarchica riconducibili al cartello FAI/FRI in Grecia, Cile, Francia, Inghilterra e Spagna. Inoltre, espressioni di solidarietà vi sono state, in ambito nazionale, anche attraverso la diffusione di comunicati, scritte murarie e raccolta di fondi in favore dei due detenuti a partire dal loro arresto nel settembre 2013.

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