Palermo, 22 nov. (LaPresse) – “Il cardinale Paolo Romeo non ha negato il sacramento della Cresima in assoluto al figlio di uno dei boss Graviano, studente liceale del Centro educativo ignaziano, ma ha soltanto evitato che ricevesse il sacramento stamani insieme agli altri giovani, nella chiesa cattedrale dove riposano le spoglie del beato padre Pino Puglisi”. E’ quanto si legge in una nota dell’Arcidiocesi di Palermo, dopo il caso del figlio del boss Giuseppe Graviano, condannato come mandante dell’omicidio di don Puglisi, cui la curia ha impedito di ricevere la cresima oggi, insieme con gli altri compagni, nella cattedrale di Palermo.

“Non è stata soltanto una scelta di prudenza – afferma il cardinale Romeo – certamente i figli non possono portare e non portano i pesi dei padri, anzi un figlio che si trova in queste circostanze è maggiormente attenzionato dalla Chiesa perché Dio ha sempre avuto una particolare predilezione verso i più deboli. Bisogna pure pensare che in cattedrale riposano le spoglie di padre Puglisi, ucciso da persone che non mi pare abbiamo mai avuto segni chiari anche di dolore – sottolinea Romeo – di ciò che hanno commesso. Non dimentichiamo che don Pino Puglisi è un martire perché ucciso in odio della fede”. La nota dell’Arcidiocesi spiega comunque che “al giovane non sarà negato il sacramento che completa l’iniziazione cristiana, che riceverà in forma privata, in un’altra chiesa, non in maniera solenne e in pubblico. C’era infatti, il pericolo – ancora la nota dell’Arcidiocesi – che la presenza del giovane tra i cresimandi di stamani in cattedrale fosse strumentalizzata”. Sulla vicenda interviene anche il vescovo ausiliario, monsignor Carmelo Cuttitta: “Anche in precedenza ci sono stati casi analoghi – dice -. Ci auguriamo che questo ragazzo faccia un percorso diverso da quello del padre, che cresca bene e abbia una vita giusta”. Padre Puglisi fu ucciso il 15 settembre 1993, giorno del suo 56esimo compleanno, dal killer Salvatore Grigoli, nel quartiere controllato dai boss Graviano. Furono loro a ordinarne l’eliminazione. Una morte in “odium fidei”, come è stato decretato dalla Congregazione per le cause dei santi, che ha dichiarato don Puglisi martire.

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