Roma, 30 mag. (LaPresse) – Un bambino su 5 tra quanti accedono agli ambulatori per difficoltà respiratorie (tosse o broncospasmo) presenta problemi legati al fumo di sigaretta passivo. Il dato emerge dal reparto di Broncopneumologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Un fenomeno, il tabagismo, che comporta seri rischi per la salute a ogni età. L’Organizzazione mondiale della sanità, a partire dal 1988, ha perciò istituito la ‘Giornata mondiale senza tabacco’, che si celebra in tutto il mondo il 31 maggio. Una serie di studi ha dimostrato la correlazione tra il fumo di sigaretta e numerose malattie respiratorie, cardiovascolari, digestive e del sistema riproduttivo. Tra queste: asma, bronchite cronica ostruttiva, infarto e angina del cuore, ictus oltre al tumore del polmone.

FUMO DI SECONDA E TERZA MANO. Oltre al fumo attivo, anche quello passivo comporta dei rischi. Secondo l’Oms ci sono circa 1,2 miliardi di fumatori adulti che producono fumo ambientale o di ‘seconda mano’, come viene anche definito in Inghilterra, al quale circa la metà dei bambini è esposta. Studi eseguiti in Italia hanno dimostrato che il 52% dei bambini nel secondo anno di vita è abitualmente esposto al fumo passivo. Il 38% degli esposti ha almeno un genitore che fuma in casa. Riguardo l’esposizione al fumo nelle famiglie italiane, invece, gli ultimi dati Istat disponibili riportano che il 49% dei neonati e dei bambini fino a 5 anni è figlio di almeno un genitore fumatore e il 12% ha entrambi i genitori fumatori. Circa un neonato su 5 ha una madre fumatrice. Per quel che riguarda il fumo attivo, sempre secondo Istat, l’inizio precoce (prima dei 14 anni) è più frequente tra gli uomini: il 6% di loro ha cominciato prima del quattordicesimo anno d’età, contro il 3,7% delle donne.

Il fumo di sigaretta risulta essere dannoso per la salute del bambino in tutte le sue forme: attivo, passivo e di ‘terza mano’. “Accanto al fumo attivo e passivo, di ‘prima’ e ‘seconda mano’ – spiega Renato Cutrera, responsabile dell’Unità di Bronco-pneumologia del Bambino Gesù – esiste anche quello di ‘terza mano’: vale a dire quello di cui si impregnano gli abiti del fumatore. E’ il caso di una madre che si accende una sigaretta sul balcone di casa, così da non viziare l’ambiente domestico. Lì per lì evita l’inquinamento ‘passivo’, ma poi rientra nell’appartamento con i vestiti impregnati, prende in braccio il suo bambino e gli fa comunque respirare sostanze tossiche. Non è così semplice cercare di sensibilizzare le famiglie anche nei confronti di quest’ultimo aspetto”.

ALLERTA IN GRAVIDANZA E CON NEONATI. Massima allerta anche per il fumo in gravidanza, “è dimostrato – aggiunge – che in caso di madri fumatrici, il peso del bambino alla nascita è inferiore rispetto a quello dei figli di madri non fumatrici”. Tra i neonati, il fumo passivo si rivela anche un importante fattore di rischio della Sids (Sudden Infant Death Syndrome), meglio conosciuta come la ‘morte in culla’, ovvero il decesso improvviso e inaspettato di un lattante inferiore all’anno di vita senza cause accertate. La Sids si presenta maggiormente nei mesi invernali, quando le malattie virali sono più diffuse. Se si riduce l’esposizione pre e post natale al fumo, a sua volta si abbassa in maniera sostanziale il rischio di Sids. E’ stato calcolato che l’eliminazione completa del fumo passivo porterebbe a una riduzione di circa un terzo delle morti in culla.

Il tabagismo costituisce un importante fattore di rischio anche per la malattia ischemica cardiaca. “La cardiopatia ischemica – afferma Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello sport del Bambino Gesù – rappresenta la principale causa di morte per malattia cardiovascolare provocata dal tabagismo: 64% negli uomini, 60% nelle donne. Certamente tra i ragazzi l’attività sportiva allontana dal vizio. Può accadere che chi pratica sport a 14 anni, una volta adulto possa essere ugualmente esposto a cardiopatia ischemica se nel tempo è diventato un fumatore abituale”. In una ricerca del 2011 pubblicata sulla rivista ufficiale della Società italiana di Tabaccologia (Sitab) è stata studiata l’abitudine al fumo su un campione di mille alunni in Lombardia: a 12 anni il 15% di loro ha sperimentato il fumo di sigaretta e quasi un sesto supera la quota convenzionalmente stabilita (5 pacchetti l’anno) per indicare l’uso abituale. In quinta elementare circa il 5% dei bambini ha provato a fumare (di questi il 60% è maschio).

AIUTO DA SIGARETTE ELETTRONICHE se SOTTO CONTROLLO MEDICO. Nella lotta al tabagismo le sigarette elettroniche possono rappresentare un aiuto alla disassuefazione, a patto che il loro utilizzo avvenga sotto controllo medico e che il prodotto sia a norma di legge. “Niente ‘fai da te’ – osserva il responsabile di Bronco-pneumologia, Renato Cutrera – il materiale delle cartucce deve essere di provenienza certa e queste non vanno mai lasciate alla portata dei più piccoli. In America, dove il fenomeno si è manifestato prima rispetto all’Italia, sono in aumento i casi di intossicazione da ingestione di queste sostanze”.

Nelle sedi dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù il fumo di sigaretta è bandito già dal 2012 anche in tutte le aree all’aperto ed è stata avviata una campagna permanente di sensibilizzazione rivolta ai genitori.

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