Udienza in Cassazione: è l'ultima chance per il muratore di Mapello, già condannato all'ergastolo in primo e secondo grado, unico imputato per il delitto della 13enne di Brembate di Sopra

Le speranze di Massimo Bossetti ruotano ancora una volta attorno alla prova del Dna. È iniziata da circa tre ore l'udienza davanti alla Corte di Cassazione il processo a carico del muratore di Mapello, accusato di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio. La sentenza, secondo l'avvocato Claudio Salvagni, storico difensore di Bossetti con il collega Paolo Camporini, potrebbe arrivare in serata o addirittura sabato mattina. In ballo c'è il futuro di Bossetti, unico imputato per omicidio pluriaggravato. Per il Tribunale di Bergamo e la Corte d'Appello di Brescia è stato lui a uccidere la ragazzina di Brembate di Sopra, nella Bergamasca, dopo averla incontrata per caso all'uscita della palestra. Accusa che il muratore di Mapello ha sempre respinto non solo in aula, ma anche con i familiari, urlando la propria innocenza.

Yara era sparita il 26 novembre 2011, dopo essere andata in palestra per dare una mano a organizzare una gara di ginnastica ritmica. Solo una manciata di metri dividono l'impianto sportivo da casa sua ma alle sei di sera d'inverno la strada è buia. Sarebbe stato facile per Bossetti avvicinarsi a lei e offrirle un passaggio con il suo furgone, poi stordirla e portarla in un campo della zona industriale di Chignolo d'Isola, a pochi chilometri da Brembate. La ragazzina è stata ferita diverse volte con un'arma da taglio e poi lasciata ad agonizzare nel campo, dov'è morta nella notte, sfinita dal freddo e dalla paura. Il suo corpo è stato trovato praticamente per caso tre mesi dopo da un aeromodellista, dopo che il suo mezzo telecomandato era caduto a pochi passi dalla ragazzina. Da quel momento le indagini sono proseguite a pieno ritmo fino all'arresto di Bossetti nel giugno del 2014, a quasi 4 anni dalla scomparsa della piccola ginnasta. E da allora il muratore di Mapello è in carcere.

Davanti alla Corte di Cassazione, al termine della requisitoria della pubblica accusa prenderà la parola la difesa, poi i giudici si ritireranno in camera di consiglio per la decisione. Tre i possibili esiti: i giudici di piazza Cavour potrebbero confermare la condanna all'ergastolo per Bossetti, che diventerebbe definitiva, oppure annullare la sentenza con rinvio. Il fascicolo tornerebbe indietro e verrebbe celebrato un processo d'appello bis, questa volta però a Milano. L'unica sezione della Corte d'Assise e d'Appello di Brescia, infatti, si è già pronunciata sulla vicenda e gli stessi giudici non possono nuovamente analizzare lo stesso caso. I difensori di Bossetti, gli avvocati Salvagni e Camporini, hanno presentato una memoria di oltre 600 pagine a cui una quindicina di giorni fa si è aggiunta una ulteriore memoria che contiene tre motivi d'appello aggiuntivi. Ancora una volta i legali torneranno a chiedere una "super perizia" sul Dna trovato sugli indumenti della ragazzina. Quella traccia genetica, classificata inizialmente come "Ignoto 1", per gli inquirenti appartiene a Bossetti.

L'uomo è risultato essere figlio illegittimo dell'autista di autobus Giuseppe Guerinoni, scomparso nel 1999, che avrebbe avuto una relazione con la madre Ester Arzuffi. Per identificarlo è stato necessario esaminare oltre 25mila campioni di Dna raccolti tra gli abitanti della zona. Adesso però i legali, citando gli studi del genetista britannico Peter Gill, luminare europeo in materia, sostengono che quella traccia trovata sul corpo di Yara, esposto per tre mesi alle intemperie, non avrebbe potuto resistere così a lungo senza deteriorarsi. Quella prova, inoltre, per la difesa presenta alcune anomalie: il Dna nucleare appartiene effettivamente a 'Ignoto 1', poi identificato come Bossetti, ma è presente un Dna mitocondriale non suo, ma di "proprietà" di altra persona a oggi sconosciuta. Proprio il Dna, invece, per i giudici di primo e secondo grado è sempre stata la prova regina della presenza di Bossetti sul luogo del delitto.

Ci sono anche altre prove in grado di provare le responsabilità di Bossetti. Sui vestiti di Yara sono state trovate delle fibre tessili compatibili con quelle della tappezzeria dell'Iveco Daily di Bossetti e delle sferette di metallo del tutto simili a quelle trovate sul camioncinio. Non solo. Un mezzo del tutto simile a quello del carpentiere è stato filmato dalle telecamere di banche e negozi di Brembare di Sopra in un orario compatibile con quello della scomparsa di Yara e il cellulare di Bossetti ha agganciato proprio al cella di Brembate un'ora prima che venisse dato l'allarme. Senza contare le ricerche fatte su internet dal pc di casa di Bossetti su adolescenti in pose osè, elemento che confermerebbe l'ossessione del muratore per ragazzine.

Prove e indizi che insieme sono stati sufficienti a condannarlo per ben due volte all'ergastolo. Adesso toccherà alla Cassazione stabilire se quella condanna debba diventare definitiva. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata