La Corte ribalta il secondo grado e annulla la condanna per 416 bis a Buzzi e Carminati. Raggi: "Confermata comunque l'esistenza di un sodalizio criminale"

Quella del 'mondo di mezzo' non fu mafia e Salvatore Buzzi e Massimo Carminati non avevano messo in piedi un'unico gruppo criminale ma due associazioni che poco o nulla avevano a che vedere l'una con l'altra.

Con una sentenza che ribalta il secondo grado la Cassazione annulla la condanna per 416 bis a Buzzi e Carminati, che in appello erano stati condannati rispettivamente a 18 anni e quattro mesi e 14 anni e mezzo, e quelle per gli altri 15 accusati di reati di mafia, tra cui l'ex capogruppo Pdl in Regione Lazio Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi in appello).

"La sentenza conferma comunque l'esistenza di un sodalizio criminale – commenta la sindaca di Roma Virginia Raggi -. È stato scritto un capitolo molto buio in questa città. Lavoriamo per risorgere dalle macerie che ci hanno lasciato. Seguendo un percorso di legalità e diritti. Andiamo avanti a testa alta".

Dei 32 imputati, 24 a vario titolo, saranno giudicati in un nuovo processo di appello per ridefinire le pene. Solo otto le condanne confermate dalla sesta sezione penale presieduta da Giorgio Fidelbo: tra di esse c'è quella a quattro anni e mezzo di carcere per l'ex presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti, quella a 5 anni per l'ex presidente del municipio di Ostia Andrea Tassone, e quella a due anni e mezzo per l'ex consigliere capitolino in quota Pdl Giordano Tredicine.

"Abbiamo liberato Roma dalla mafia – esulta il difensore di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi -. La Cassazione ha sigillato la nostra ricostruzione secondo cui quelli di Buzzi e Carminati erano due gruppi distinti nessuno dei quali di carattere mafioso". Si dice "soddisfattissimo come avvocato e cittadino" il difensore di Massimo Carminati, Cesare Placanica. Mentre corre sui social l'amarezza di Luigi Di Maio: "Le sentenze si rispettano ma restano i dubbi". Simile la posizione del presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra: "A Roma non c'era mafia. Secondo la Cassazione. Le sentenze si rispettano. Ma le perplessità, i dubbi, le ambiguità permangono tutte".

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