Palermo, 3 apr. (LaPresse) – La Direzione investigativa antimafia sta eseguendo la più cospicua confisca di beni mai effettuata in Italia a Cosa nostra. I beni confiscati ammontano a oltre un miliardo e trecento milioni di euro. L’operazione che, oltre la Sicilia, sta interessando Lombardia, Lazio e Calabria, colpisce i beni formalmente riconducibili al ‘re del vento’ Vito Nicastri, alcamese 57enne, leader nel settore della produzione alternativa dell’energia elettrica (fotovoltaico ed eolico). Nicastri è stato coinvolto in numerose vicende, anche di natura penale, insieme a esponenti mafiosi, relazionandosi con appartenenti a Cosa nostra. La sua contiguità agli interessi dell’associazione mafiosa, che ha favorito la trasformazione di Nicastri da semplice elettricista a sviluppatore, figura imprenditoriale tipicamente italiana, connessa allo sfruttamento dell’energia da fonte eolica, facendogli assumere una posizione leader a livello nazionale nel settore, lo fanno ritenere prestanome del latitante Matteo Messina Denaro. L’indagine ha portato alla luce una consistente differenza tra i beni posseduti da Nicastri e i redditi dallo stesso dichiarati. Durante le indagini sono stati rinvenuti numerosi ‘pizzini’ dei noti boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che si interessavano alle attività imprenditoriali di Nicastri. Sono state rilevate anche relazioni con le consorterie criminali operanti nel messinese, nel catanese e anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Platì, San Luca ed Africo del reggino. Il provvedimento di oggi, oltre alla confisca record di beni, contiene anche l’applicazione della misura di prevenzione personale nei confronti di Nicastri, la sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza (Alcamo), per la durata di anni tre. Il tribunale di Trapani ha disposto la confisca della totalità delle quote sociali e dei beni aziendali delle società, nonché dei beni mobili, immobili e delle disponibilità bancarie riconducibili a Nicastri ed al suo nucleo familiare. Si tratta di 43 tra società e partecipazioni societarie; 98 beni immobili (palazzine, ville, magazzini e terreni); 7 beni mobili registrati (autovetture, motocicli ed imbarcazioni); 66 disponibilità finanziarie (rapporti di conto corrente, polizze ramo vita, depositi titoli, carte di credito, carte prepagate e fondi di investimento). Il valore complessivo dei beni confiscati ammonta a oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro.

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