Roma, 20 set. (LaPresse/AP) – E’ iniziato al tribunale dell’Aquila il processo a carico della commissione grandi rischi che coinvolge sette persone fra scienziati ed esperti di terremoti, accusati di omicidio colposo per non avere avvertito la popolazione dell’Abruzzo prima del devastante sisma del 6 aprile del 2009.

L’accusa si fonda su un documento pubblicato dalla commissione dopo un’apposita riunione tenutasi il 31 marzo 2009, che era stata convocata per via della continua attività sismica nella regione nei mesi precedenti al sisma. Nel documento si legge che gli esperti erano giunti alla conclusione che era “improbabile” il rischio di un forte terremoto, anche se non lo si poteva escludere per intero. Il sisma fu di magnitudo 6,3 e uccise 308 persone all’Aquila e dintorni.

Secondo l’accusa la commissione grandi rischi fornì “informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie” sulla possibilità che le scosse registrate all’Aquila nei mesi precedenti al 6 aprile potessero essere considerate un campanello d’allarme per il sisma che uccise oltre 300 persone. Il caso è seguito da vicino dai sismologi di tutto il mondo, secondo cui è impossibile prevedere i terremoti. L’anno scorso circa 5.200 ricercatori internazionali hanno firmato una petizione a sostegno dei loro colleghi italiani.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata