I network come chiavi di lettura della situazione del Paese

"Siamo animali sociali: nessun uomo è un'isola". Il presidente dell'Istat, Giovanni Alleva, cita il poeta inglese John Donne per illustrare la chiave usata nel rapporto 2018 dell'Istituto di Statistica, che quest'anno cerca di leggere la situazione nel Paese analizzando reti sociali ed economiche, formali e informali. Questi network sono fondamentali, tra le altre cose, per avere aiuto in caso di bisogno e magari pure per trovare lavoro. Le reti sociali su cui facciamo affidamento sono molteplici e cambiano nel corso della vita. In media, comunque, l'Istat sostiene che ognuno di noi può contare su sette persone cui contare per avere aiuto. I primi cui ci rivolgiamo sono i famigliari, anche se – soprattutto quando si superano i 55 anni – diventano importanti anche l'associazionismo e il quartiere dove si abita. Per quanto riguarda i più anziani, che hanno reti sociali tendenzialmente più ridotte, si individuano tre fattori che di norma aiutano a sconfiggere l'isolamento: un titolo di studio qualificato, che spinge ad un maggior numero di relazioni; la presenza di parenti nelle vicinanze; il benessere dello stesso nucleo famigliare.

L'importanza delle connessioni emerge anche per la popolazione più giovane, che normalmente frequenta molti amici e parenti. E' interessante, però, notare che ragazzi di origine straniera hanno una rete più limitata: il 62,9% degli italiani può contare sulla presenza dei nonni, ma la percentuale scende al 27,1% per i giovani di origine straniera. Parlando di reti, poi, l'Istat sottolinea che quelle dei trasporti pubblici contano parecchio per il benessere dei cittadini. Purtroppo però "la mobilità urbana è ancora fortemente sbilanciata verso l'uso di veicoli privati – sottolinea il rapporto dell'Istat – nel 2016, quasi quattro italiani su cinque si spostano giornalmente per motivi di lavoro con i loro mezzi". L'Istituto di Statistica, poi, sottolinea che i network di biblioteche e musei – entrambi molto ricchi e diffusi nel territorio – aiutano alla diffusione della cultura e sono molto frequentati dai più giovani.

Per quanto riguarda poi le reti di connessione più innovative come Twitter, Facebook ed Instagram, queste "non rappresentano una modalità sostitutiva, ma complementare, delle relazioni sociali di persona, che restano la forma più appagante". Contrariamente a quanto si tenderebbe a pensare, poi,  per i teenager "le relazioni online sono preferite a quelle di persona con i famigliari, ma non a quelle con gli amici".

Sul capitolo lavoro, emerge che "quasi il 90% delle persone intervistate ha fatto qualche azione di ricerca di lavoro su reti informali", tramite parenti e amici. "Tuttavia – sottolinea il presidente dell'Istat – raramente ci si limita a utilizzare un solo canale di ricerca: più spesso si combina più d'un metodo di ricerca". L'economista ha detto che "il ricorso alle reti informali è più frequente tra gli intervistati con titolo di studio basso, età elevata e residenti nelle regioni meridionali", ma "quando l'inserimento lavorativo avviene dopo la segnalazione di famigliari o amici, l'impiego è caratterizzato da retribuzioni più basse e si rivela meno stabile, appagante e coerente con il percorso di studi concluso".
 

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