Roma, 28 giu. (LaPresse) – L’obiettivo era quello di trasferire circa 20 milioni di euro dalla Svizzera all’Italia a bordo di un jet privato. Un piano elaborato in tre, finiti oggi in manette su richiesta della procura di Roma: monsignor Nunzio Scarano, il sottoufficiale dei carabinieri Giovanni Zito e il broker finanziario Giovanni Carenzio. Il reato ipotizzato è quello di corruzione per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio, a cui si aggiunge quello di calunnia per l’alto prelato. Perno dell’operazione era Zito, all’epoca dei fatti distaccato ai Servizi di informazione e sicurezza (Aisi): fu lui a noleggiare un aereo privato insieme a Carenzio e ad atterrare a Locarno, dove il mezzo ha sostato per alcuni giorni in attesa del ritiro della somma depositata in una banca svizzera a nome di Carenzio, nella qualità di fiduciario dei veri proprietari.

L’operazione alla fine sfumò per il deteriorarsi dei rapporti tra i soggetti coinvolti e non fu portata a termine. Al ritorno a Roma, tuttavia, Zito chiese e ottenne un compenso parziale: un assegno di 400mila euro da parte di monsignor Scarano, effettivamente incassato, e un secondo di 200mila euro che però fu bloccato dall’alto prelato, che ne denunciò il falso smarrimento. Il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, ha spiegato che da alcune intercettazioni telefoniche è emerso che l’operazione era negli interessi degli armatori Paolo, Maurizio e Cesare D’Amico, con i quali Scarano aveva un rapporto di familiarità da molti anni.

I tre arrestati si trovano ora in carcere e la procura proseguirà le indagini sulla titolarità dei capitali dell’operazione e sull’origine del patrimonio di Scarano. L’inchiesta ha fatto emergere anche il ‘modus operandi’ del monsignore: riusciva a trasferire ingenti somme di denaro dal Vaticano in Italia attraverso un meccanismo che coinvolgeva uno dei due conti detenuti allo Ior. Scarano detiene due conti allo Ior: uno a fondo personale e uno come fondo anziani, dove confluiscono molte donazioni. Gli investigatori della guardia di finanza hanno scoperto che Scarano ha prelevato in un caso 560mila euro in contanti per liquidare i soci di una società di Salerno che voleva lasciare. Scarano ha trasferito il contante da Roma a Salerno all’interno di una borsa e l’ha poi suddiviso in 40 buste consegnate ad altrettanti fiduciari. Questi ultimi hanno poi restituito le somme all’alto prelato attraverso donazioni sul conto detenuto allo Ior.

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