La vittima, senegalese, aveva 29 anni. Le fiamme, scoppiate nella notte, hanno distrutto una quindicina di baracche. Nella stessa struttura, in diversi roghi, erano morte altre due persone

Un incendio è divampato la notte tra venerdì e sabato nella baraccopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Una persona, secondo quanto si apprende, è morta. La vittima si chiamava Al Ba Moussa, senegalese di 29 anni. Sul caso indagano polizia e carabinieri. Le fiamme si sono propagate tra le abitazioni di fortuna.

L'incendio è scoppiato verso la mezzanotte e ha distrutto una quindicina di baracche. Altrettante persone si sono ritrovate senza tetto. E' quanto si apprende da una nota della prefettura. Sono in corso le indagini per accertare cause e modalità. I quindici migranti rimasti senza un tetto sono stati prontamente ricoverati presso la nuova tendopoli gestita dal Comune di San Ferdinando, e grazie all'intervento immediato dei vigili del fuoco, il cui presidio è all'esterno del campo, e delle forze dell'ordine è stato possibile contenere ulteriori, gravi effetti.

E' la terza vittima di roghi divampati nella baraccopoli in poco più di un anno. Il 27 gennaio 2018 le fiamme avevano causato la morte di Becky Moses, 26enne nigeriana, mentre il 2 dicembre scorso a perdere la vita era stato Surawa Jaiteh, gambiano di 18 anni. Nella stessa baraccopoli viveva Soumaila Sacko, il sindacalista 29enne dell'Usb originario del Mali ucciso a fucilate il 2 giugno 2018 nelle campagne di San Calogero, nel Vibonese.

Il prefetto Michele di Bari ha immediatamente convocato per le 6 di questa mattina una riunione di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presso la sede del Comune di San Ferdinando, con il questore Raffaele Grassi, il comandante provinciale della guardia di finanza, Flavio Urbani, il vice comandante dell'Arma dei carabinieri, Stefano Romano, il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, il rappresentante di vigili del fuoco, Carmelo Triolo.

La Cgil – Immediata la presa di posizione della Cgil: "Ancora una morte a San Ferdinando. Una morte annunciata ieri notte nella baraccopoli, quel girone infernale in cui sono costretti a vivere in condizioni disumane centinaia di extracomunitari. Siamo stati attaccati per mesi perché denunciavamo la violazione dei diritti umani e perché chiedevamo una sistemazione provvisoria ma sicura per metterli al riparo dalla morte. Ma siamo rimasti inascoltati". La nota, nota a firma di Angelo Sposato, segretario Generale Cgil Calabria, e Bruno Costa, segretario generale Flai-Cgil Calabria prosegu: "Però lo abbiamo detto a gran voce e lo ripetiamo: questa ennesima tragedia, la terza in un anno, pesa come un macigno sulla coscienza di tutti noi. E soprattutto, questa morte, come le altre, ha precise responsabilità, politiche e istituzionali". 

"Come sempre – continua la nota -, questa notte sul posto era presente la Flai-Cgil. Come Cgil Calabria non siamo più disposti ad attendere oltre soluzioni che tardano ad arrivare – spiegano i sindacalisti -. Per questo motivo, annunciamo sin da ora che organizzeremo una manifestazione di protesta, per stare al fianco dei migranti e denunciare ancora una volta in che condizioni non degne di un paese civile sono costretti a vivere queste donne e questi uomini". Lunedì pomeriggio la Cgil e Flai nazionali, regionali e territoriali, terranno una conferenza stampa a Gioia Tauro. Questo pomeriggio, nel frattempo, è stata organizzata una fiaccolata di solidarietà che si svolgerà alle 17, presso la tendopoli, a cui parteciperà anche il segretario nazionale della Flai-Cgil, Giovanni Mininni.

Al via i ricollocamenti – Sul fronte ricollocamenti, fanno sapere fonti del Viminale, non ci sarà alcun rallentamento. L'intenzione è eliminare l'insediamento abusivo, per evitare il ripetersi di simili tragedie e combattere degrado e illegalità. Dalle prossime ore partirà il piano, già messo a punto nelle ultime settimane: il primo passo prevede lo spostamento di 40 immigrati regolari in strutture d'accoglienza regionali. Già in passato – continuano le fonti – erano stati messi a disposizione 133 posti in progetti Sprar, ma solo 8 immigrati avevano accettato la soluzione.

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