Taranto, 20 ago. (LaPresse) – Gli stabilimenti dell’Ilva di Taranto dovranno fermarsi se sarà necessario per effettuare la bonifica e la riduzione delle emissioni inquinanti. E’ quanto emerge dalle motivazioni, depositate oggi, con le quali il tribunale del riesame di Taranto ha confermato il sequestro delle aree a caldo degli impianti disposto dal gip Patrizia Todisco il 25 luglio scorso. In 129 pagine il riesame analizza i motivi che hanno portato al sequestro e sottolinea che l’obiettivo da raggiungere deve essere quello “di evitare che la libera disponibilità del bene sottoposto a sequestro possa aggravare e protrarre le conseguenze di reati”. Quindi bisogna arrivare il più “celermente possibile” al “risanamento ambientale e l’interruzione delle attività inquinanti”. Secondo quanto scrivono i giudici, dovranno essere i custodi nominati a fare tutto il possibile per adeguarlo alle migliori tecnologie possibili, come impone l’Unione europea. In pratica è confermato il sequestro senza facoltà d’uso ma non imposta una chiusura definitiva. “Al momento – si legge nel dispositivo – lo spegnimento degli impianti rappresenta solo una delle scelte tecniche possibili”. Intanto i legali dell’Ilva stanno leggendo le motivazioni ed è prevista per domani una riunione con il presidente Bruno Ferrante per stabilire le prossime mosse da compiere. “Si parla di uno stop funzionale al risanamento – spiega Egidio Albanese, uno dei legali Ilva – non di uno stop e basta. Ma per commentare dobbiamo leggere bene. E’ un provvedimento molto corposo, quello che vorrà fare l’azienda si saprà solo domani”.

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