Milano, 30 apr. (LaPresse) – E’ morto Emilio Riva, il patron del gruppo Ilva, proprietario anche dell’impianto siderurgico di Taranto. Riva aveva 88 anni ed era malato da tempo. La conferma arriva dall’ufficio stampa della famiglia. Emilio Riva era ai domiciliari a seguito dell’inchiesta sul disastro ambientale a Taranto che sarebbe stato causato proprio dall’Ilva.

LA VITA E LA CARRIERA – Emilio Riva, nato il 22 giugno del 1926 a Milano, ha iniziato la sua carriera imprenditoriale costituendo, insieme al fratello Adriano, nel 1954, a 28 anni, la Riva&C, una società che commercializzava rottami ferrosi destinati alle acciaierie del bresciano. Tre anni dopo aveva realizzato la prima acciaieria, con forno elettrico, a Caronno Pertusella in provincia di Varese dove, nel 1964, installò – per primo al mondo – la macchina a colata continua. Questa innovazione permise a Emilio Riva di iniziare il suo processo di espansione: in pochi decenni diventerà uno dei primi dieci produttori mondiali del settore, vantando tra i suoi primati un fatturato per dipendente tra i più elevati del mondo (410mila Euro) e la terza posizione assoluta per ciò che riguarda le imprese italiane (di ogni settore) per il miglior rapporto tra utili e fatturato.

Il Gruppo conta a oggi 38 stabilimenti in Italia e nel mondo (dal Canada alla Francia, dal Belgio alla Germania, dalla Spagna alla Tunisia, ecc.) per la produzione di acciaio grezzo, coils, vergella, tondo per cemento armato, barre-billette laminate, lamiere da treno, tubi saldati, tubi forma, travi; impiega circa 25mila dipendenti e realizza un fatturato stabile attorno ai 10 miliardi di euro.

Nel 1966 Emilio Riva acquista le Acciaierie del Tanaro nel cuneese, nel 1970 la S.E.E.I nel bresciano, nel 1971 Riva entra nella Siderurgica Sevillana in Spagna, nel 1976 nella Iton Seine in Francia; fino alla metà degli anni ’70, gestisce anche un’acciaieria ad Addis Abeba e altri impianti di verticalizzazione di prodotti siderurgici in Etiopia, attività che favoriscono lo sviluppo economico della nazione africana e che gli varranno per questo gli encomi dell’allora imperatore Hailé Selassié.

IMPIANTO DI TARANTO – Nell’aprile del 1995 il Gruppo Riva rileva dall’Ilva lo stabilimento siderurgico di Taranto, già attivo dal 1961 e caricato, sin dalla nascita, di quasi un miliardo di lire di perdite annuo e che il Gruppo ha fatto diventare uno dei maggiori centri di produzione dell’acciaio europei. Tale incorporazione portò, in un anno, tra il 1994 e 1995, un incremento della produzione di acciaio da 6 a 14,6 milioni di tonnellate e della produzione di laminati da 5,0 a 12,8 milioni di tonnellate. Contestualmente venne predisposto un ricambio delle unità lavorative e furono attuate diverse innovazioni strategiche.

Diversi furono gli interventi che Riva affrontò. In particolare, fanno sapere dal gruppo Riva Acciaio Spa, Riva ha ristrutturato l’Ilva di Taranto investendo, dal 1995 al 2011, 4,5 miliardi di euro (più degli utili totali del Gruppo intero negli stessi anni), di cui oltre 1,2 miliardi per interventi ambientali. E proprio da Taranto si snoda la vicenda giudiziaria che ha segnato gli ultimi anni di vita di Emilio Riva.

LA NOTA DAL GRUPPO RIVA ACCIAIO – “Emilio Riva – si legge in una nota Riva Acciaio Spa – se n’è andato con il rammarico di non potersi difendere dalle accuse infondate che gli venivano contestate, ma, come confidava alle persone a lui più vicine, anche con la certezza che la giustizia avrebbe fatto il proprio corso, restituendo alla famiglia e al Gruppo la piena onorabilità. Allora, i suoi figli e i suoi nipoti potranno, con serenità, proseguire nell’opera da lui iniziata e impegnarsi, con le capacità e la passione ereditate, perché il Gruppo Riva confermi il proprio ruolo di protagonista della siderurgia italiana e internazionale”, concluda la nota.

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