Si tornerà a studiarla dal prossimo anno.Il Cspi: "Difficoltà tecniche di applicazione". Il ministro dell'Istruzione Fioramonti: "Subito al lavoro per avviare una seria programmazione a partire da gennaio 2020"

Niente educazione civica a scuola per un anno, si tornerà a studiarla dal prossimo. Lo stop arriva dal Consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi) che ha dato, infatti, parere negativo alla sperimentazione sull'insegnamento di questa materia per il 2019-2020. Il neo ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, dopo aver "appreso del parere negativo" del Cspi, si è subito attivato: "Sentirò a breve associazioni di dirigenti, docenti e studenti per discutere con loro della possibilità di avviare una seria programmazione a partire da gennaio 2020 (con tanto di fondi aggiuntivi in Legge di Bilancio)". L'obiettivo? "Fare quello che il precedente ministro non aveva fatto, cioè preparare in modo efficace le scuole – ha spiegato il titolare del Miur  – nell'ottica dell'introduzione dell'educazione civica nel settembre 2020, come previsto dalla legge".

Il Consiglio superiore della pubblica istruzione, che ha ricevuto lo schema di decreto il 27 agosto scorso, "prende atto positivamente dell'approvazione quasi unanime da parte del Parlamento della norma che introduce l'insegnamento della educazione civica negli ordinamenti delle scuole di ogni ordine e grado. È evidente – si legge nel parere reso noto – che si tratta di un provvedimento che risponde ad una esigenza molto sentita nella opinione pubblica, anche se la legge, nell'intento di seguire queste attese, presenta non poche difficoltà tecniche di applicazione". Il Cspi però poi chiarisce: "È indiscutibile che la legge, entrata in vigore il 5 settembre dell'anno in corso, quindi ad anno scolastico già iniziato, decorrerà a partire dal prossimo anno scolastico (2020/21). Circostanza peraltro riconosciuta nello schema di decreto in esame che istituisce una sperimentazione per il vigente anno scolastico 2019/20".

La reintroduzione dell'educazione civica nelle scuole primarie e secondarie ha ricevuto il via libera definitivo del Senato all'inizio di agosto, dopo l'ok della Camera arrivato a maggio. Il parere del Cspi rappresenta, quindi di una brutta notizia per la Lega, che ha fatto del ritorno di questa materia sui banchi un proprio cavallo di battaglia, durante l'esperienza di governo gialloverde. E prorpio il primo firmatario della legge, il deputato del Carroccio, Massimiliano Capitanio, ha commentato: "Il parere obbligatorio – ma non vincolante – del Consiglio nazionale della pubblica istruzione era ampiamente prevedibile dal momento che i sindacati si erano già espressi negativamente. Sono certo che il nuovo ministro dell'Istruzione non tradirà la volontà del Parlamento".

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