Genova, 25 mag. (LaPresse) – Da una parte il cardinale Angelo Bagnasco, dall’altra don Luigi Ciotti. Da una parte la Chiesa istituzionale, quella chiusa nei palazzi, quella dei porporati lontani dalla gente; dall’altra quella vicina ai poveri, agli ultimi, quella che lotta contro i soprusi e le mafie stando per strada. Le due anime della Chiesa si sono incontrate oggi per celebrare i funerali di un prete ‘scomodo’. A Genova, nella Chiesa del Carmine, don Andrea Gallo è stato commemorato sia dal fondatore del Gruppo Abele e di Libera, sia dal presidente della Cei.

L’accoglienza della gente per i due, però, è stata molto diversa. Se per don Ciotti ci sono stati solo applausi, per Bagnasco ci sono stati fischi e urla, tanto da costringerlo prima a interrompere l’omelia, poi a concluderla frettolosamente.

Una situazione scomoda per l’arcivescovo di Genova che, da sempre contrario alle unioni omosessuali e lontano dai gay, si è trovato a condividere la chiesa con Valdimir Luxuria che, senza mezzi termini, sull’altare ha ricordato don Gallo dicendo: “Grazie per averci aperto le porte della tua chiesa e del tuo cuore. Ci hai fatto capire che una chiesa che non caccia nessuno è possibile. Grazie di averci accarezzato. Grazie di aver fatto sentire noi creature transgender volute da Dio e amate da Dio. Ci auguriamo che tanti seguano il tuo esempio e che qualcuno ti chieda scusa”. Dose rincarata in seguito da don Ciotti che ha spiegato come per don Gallo la Chiesa dovesse essere “non extra omnes, ma dentro tutti: dentro le lesbiche, i gay, dentro i divorziati”.

Ma il colpo più duro, Bagnasco lo aveva già ricevuto dalla gente di don Gallo. Dopo pochi minuti di omelia, nei suoi confronti si è levato un coro di fischi, di ‘vattene’, di ‘vergogna’. Il suo era stato un ricordo misurato, istituzionale. Ma a scatenare la folla è stato un passaggio in cui Bagnasco ha parlato del cardinale Siri che don Gallo “considerava un padre e un benefattore”. Fu proprio Siri ad allontanare don Gallo dalla Chiesa del Carmine. In seguito il prete arrivò a San Benedetto dove fondò la sua comunità.

A calmare la protesta, è intervenuta la collaboratrice storica di don Gallo, Lilli, che ha chiesto scusa al cardinale e ha spiegato al microfono: “Andrea ha sempre detto che una chiesa senza testa non va avanti, e ha sempre rispettato il suo vescovo. Dobbiamo imparare a ascoltare tutte le voci”. Nonostante la gente si sia calmata, Bagnasco ha concluso in fretta l’omelia ed è tornato a sedersi.

Al termine della funzione, è stata la volta del ricordo commosso di don Ciotti accolto con calore e più volte interrotto dagli applausi. Subito, in contrapposizione con Bagnasco, il suo saluto è andato a don Federico, il prete che accolse don Gallo a San Benedetto al Porto quando fu allontanato dalla Chiesa del Carmine. “Non dimenticherò mai – ha raccontato – quando, andando a San Benedetto, ho scoperto che don Federico aveva lasciato la sua camera ai ragazzi della comunità e dormiva nel suo ufficio”.

“Andrea – ha raccontato il fondatore di Libera ricordando don Gallo – è stato un sacerdote che ha dato nome a chi non lo aveva o se lo era visto negare”. “Don Gallo – ha detto don Ciotti – ci ha insegnato a non aver paura delle nostre ambiguità e dei nostri limiti”. “Don Andrea – ha detto – non ha temuto di sporcarsi le mani, non ha mai giudicato le persone dalle etichette”. “Abbiamo condiviso il G8, la morte di Carlo Giuliani, quella ferita interminabile”, “abbiamo condiviso l’avversione e quella sana rabbia per la base americana di Vicenza, ma cosa ce ne facciamo? Ma soprattutto il chiedersi il senso di grandi opere quando non ci sono soldi per i servizi, per le politiche sociali, per i poveri. La vergogna delle carceri e dei Cie”, ha detto don Luigi Ciotti che ha quindi ricordato la battaglia di don Gallo per l’acqua pubblica, quella contro i Cie, la vicinanza agli operai e ai camalli genovesi.

Poi, da parte di don Ciotti un ringraziamento sentito a don Gallo: “Grazie per i tratti di cammino percorsi insieme. Grazie per le porte che hai aperto e che hai lasciato aperte. Grazie per aver testimoniato una chiesa capace di stare dalla parte della dignità inviolabile della persona umana. Andrea ha incarnato una chiesa che non dimentica la dottrina, ma non va mai permesso che diventi più importante dell’attenzione per gli indifesi, per i fragili, per gli ultimi”. Alla fine, rivolgendosi proprio verso il cardinale Bagnasco, don Ciotti ha scherzato: “E’ un vulcano di Dio, lassù, don Gallo. Ora chiediamo a Dio che ci dia una bella pedata a tutti perché nessuno si senta mai a posto, mai arrivato. Chiediamo che San Benedetto continui su quella strada che don Gallo ha costruito. Auguri e ciao don Gallo”.

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