Roma, 24 mar. (LaPresse) – "L’aver reso l’utilizzo dei mezzi elettronici di controllo una condizione per la concreta fruizione della misura tutte le volte in cui la pena da eseguire sia superiore a sei mesi contribuirà significativamente a render l’istituito della detenzione domiciliare ‘in deroga’ inadeguato a conseguire le finalità, esplicitate nella relazione illustrativa, di una riduzione del sovraffollamento carcerario nell’ottica di contenere l’elevato rischio di un diffuso contagio all’interno degli istituiti penitenziari e di una migliore gestione dell’emergenza sanitaria". E' quanto si legge nel documento della sesta commissione del Consiglio superiore della magistratura (che sarà discusso giovedì nel corso del plenum), in cui vengono analizzate le misure del decreto 'Cura Italia' del governo per l'emergenza coronavirus che riguardano la giustizia. In particolar modo sull'uso del braccialetto elettronico. "Una parte numericamente non esigua della popolazione detenuta non potrà, infatti, avere accesso alla misura per l’indisponibilità di un effettivo domicilio", prosegue la commissione.

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