Dalla nostra inviata Denise Faticante

Città del Vaticano, 12 feb. (LaPresse) – Conservatori (in maggioranza, sulla carta e per il momento) contro progressisti. Sud del globo contro nord. Italiani contro resto del mondo. Cardinali nominati ancora da Karol Wojtyla e ‘grandi elettori’ scelti da Joseph Ratzinger. E ancora: chi teme la secolarizzazione e chi invece è aperto e disposto ad aprirsi alle riforme e alla contemporaneità. Le tradizionali ‘cordate’ che compongono il Conclave, chiamato ad eleggere il successore di Benedetto XVI dopo le sue dimissioni, sono meno nette rispetto al 2005, quando fu scelto Benedetto XVI come successore di Giovanni Paolo II. In queste ore ogni pronostico sembra ancora molto fluido, stando anche ai sentori e alle conoscenze degli osservatori del Vaticano. Rompendo la tradizione e il detto che “chi entra Papa esce cardinale”,Josef Ratzinger arrivò alla cappella Sistina da favorito e venne eletto successore di Pietro dopo un brevissimo conclave. Ora, per la successione di Benedetto XVI è altamente possibile una sorpresa come quella che nel 1978 portò al soglio l’allora sconosciuto Karol Wojtyla.

Certo è che gli italiani, esclusi dal papato per 35 anni dopo cinque secoli di costante presenza, ci vogliono riprovare. Magari con la carta di Angelo Scola (70 anni, quindi giovane per un porporato), arcivescovo di Milano, leader di un fronte conservatore che ha con sé il sostegno di Comunione e Liberazione di cui è stato a lungo un autorevole pastore. In subordine c’è il segretario di Stato Tarcisio Bertone (79 anni), più ‘politico’ di Scola, ma indebolito dagli scandali del Corvo e di Vatileaks. Qualche chance anche per il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco (72 anni), rinvigorito dai problemi di Bertone, suo storico avversario in curia e nei rapporti con il mondo laico. Ed anche per Mauro Piacenza (69 anni), presidente della Congregazione per il clero, schierato sullo stesso fronte di Bagnasco. Outsider degli italiani è Giacomo Sandri (69 anni), a capo della Congregazione per le Chiese orientali.

Se dal Conclave dovesse invece uscire una decisa linea di continuità con Benedetto XVI (più della metà dei votanti sono stati investiti della porpora da lui) allora il pontefice potrebbe essere l’austriaco Christoph Schoenborn (68 anni), arcivescovo di Vienna, oppure il cardinale di Boston Sean O’Malley, mandato là da Ratzinger per sostituire Bernard Law. Il nord America ha 14 cardinali (l’Europa 61 e l’America Latina 19) che potrebbero anche sostenere il canadese Marc Oullet (69 anni), uomo di Curia, guida della Congregazione per i vescovi. Inserito fra i papabili già 8 anni fa, poliglotta, Ouellet è uno degli allievi del maggior teologo del secolo scorso, Hans Urs von Balthasar, amato e citato spesso da Benedetto XVI. Membro della rivista Communio, della quale il teologo svizzero fu uno dei fondatori assieme a Joseph Ratzinger, Henri de Lubac e Jean-Luc Marion, è fra cardinali più ratzingeriani sotto il profilo teologico, intellettuale e ‘politico’.

L’America potrebbe appoggiare anche il capo dei vescovi Usa, Timothy Dolan, forse troppo giovane con i suoi 63 anni. Il Sud America è la parte del mondo dove la Chiesa cattolica è più forte e mette in campo l’arcivescovo di San Paolo Odilo Scherer (64 anni), quello di Tegucicalpa Oscar Maradiaga (73 anni, salesiano come Bertone), l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Bergoglio (76 anni) e il giovanissimo messicano Jose Gomez (61 anni), arcivescovo di Los Angeles in Usa. Senza trascurare un altro brasiliano, Joao Braz de Aviz (66 anni), con esperienze di diocesi come di Curia vaticana. La scelta di un africano o asiatico sarebbe davvero una sorpresa, anche perché i due Continenti hanno pochissimi elettori in Conclave, appena 11 ciascuno. Tra i porporati d’Oriente spiccano l’arcivescovo di Manila Antonio Tagle, forse anch’egli però troppo giovane con i suoi 65 anni. Tra gli africani qualche chance potrebbero averla Francis Arinze (81 anni), nigeriano, già vescovo ma ora pensionato, e gli uomini di curia vaticana Robert Sarah (68 anni, della Guinea) e il ghanese Peter Turkson (65 anni). Su di lui punta lo sguardo del mondo e non solo quello degli gli scommettitori.

Nell’ottobre 2011 il cardinale Turkson guadagnò l’attenzione planetaria chiedendo la nascita di una “autorità pubblica globale” e di una nuova “banca centrale mondiale” dopo la crisi iniziata in America nel 2008. Ma le carte, di qui alla convocazione del conclave, sono ancora destinate a rimescolarsi (e molto) e i giochi paiono ancora del tutto aperti.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata