Al centro l'accusa di favoreggiamento della prostituzione per le serate hard nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore

"Ora vive a New York e fa la dj tra gli Stati Uniti e Londra, non ha più alcuna ambizione politica". Questa, secondo uno dei suoi difensori, l'avvocato Paolo Righi, è la nuova vita di Nicole Minetti, ex igienista dentale, ex soubrette ed ex consigliera regionale del Pdl in Lombardia.

La Minetti non era in aula questa mattina per partecipare alla prima udienza del processo d'appello 'bis' per il caso 'Ruby bis' con al centro l'accusa di favoreggiamento della prostituzione per le serate hard nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. Insieme a lei è imputato anche l'ex direttore del Tg4 Emilio Fede. Anche lui non si è presentato in aula. 

"Con Fede – ha spiegato l'avvocato Righi, che assiste Minetti assieme al collega Pasquale Pantano – è rimasta l'unica imputata del caso Ruby e vuole che venga finalmente fatta giustizia in questo processo. In Italia torna solo per vedere la famiglia".

Il nuovo processo d'appello è cominciato a distanza di quasi 2 anni e mezzo dalla sentenza con la quale la Cassazione, nel settembre del 2015, ha deciso di annullare con rinvio le condanne a 4 anni e 3 mesi per l'ex direttore del Tg 4 e a 3 anni per la soubrette. Nel primo processo d'appello sul caso 'Ruby bis' era venuta meno l'accusa più grave, quella di aver favorito la prostituzione dell'allora 17enne Ruby, e a carico dei due imputati era rimasta l'accusa di favoreggiamento della prostituzione delle 'olgettine' maggiorenni.

Fede doveva anche rispondere del tentativo di indurre alla prostituzione altre tre ragazze che, invece, avevano detto 'no'. Si tratta delle modelle Imane Fadil, Chiara Battilana e Ambra Danese, che si sono costituite parte civile. Le prime due erano presenti in aula, mentre la terza, che si è trasferita a New York, era assente.

La Cassazione nel disporre un appello 'bis' aveva parlato di un "vuoto motivazionale grave" della sentenza di secondo grado. "Sorprendentemente", avevano spiegato i giudici della Cassazione, nonostante la "meticolosità con la quale" la sentenza si era "soffermata sui concetti generali in tema di prostituzione, induzione e favoreggiamento", la Corte di Appello di Milano nel suo verdetto aveva descritto bene il "format" di quanto avveniva nella villa di Arcore con l'intermediazione di Fede e Minetti, ma non era riuscita a accertare i fatti concreti a carico dei due imputati in relazione alle singole ragazze che avrebbero cercato di far prostituire.

Il prossimo 5 marzo parleranno il sostituto pg di Milano Daniela Meliota, le parti civili e le difese, poi con ogni probabilità verrà fissata un'altra udienza per eventuali repliche e per la sentenza. 

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