Caserta, 22 ott. (LaPresse) – La guardia di finanza di Marcianise (Caserta), ha scoperto l’esistenza di una vasta e complessa ‘frode carosello’ per un giro di fatture false di oltre 15 milioni di euro, che ha interessato diverse imprese operanti in numerose regioni italiane. Gli amministratori delle società coinvolte sono stati denunciati per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

L’attività investigativa è iniziata in seguito a un’analisi di rischio effettuata nei confronti di una ditta di trasporti di Maddaloni (Caserta) che, omettendo di presentare la prevista dichiarazione dei redditi, risultava completamente sconosciuta al fisco. Nel corso degli accertamenti è stato rilevato che, per tutti gli anni oggetto di verifica, sebbene priva di personale e reale struttura organizzativa, la predetta società aveva acquistato ingenti quantitativi di bevande e prodotti alcolici da oltre 20 fornitori dislocati su tutto il territorio nazionale, presentando loro ‘lettere d’intento mendaci’ – per oltre 3 milioni di euro – che ne attestavano falsamente lo status di ‘esportatore abituale’.

Gli inquirenti hanno accertato che l’impresa in questione – cosiddetta missing trader – rivestiva il ruolo di mero ‘filtro’ con altri soggetti imprenditoriali. Infatti, una volta ricevute le fatture dai propri fornitori, essa rivendeva la merce solo cartolarmente, attraverso falsi documenti fiscali emessi nei confronti di soggetti diversi da quelli reali, non provvedendo mai a versare le imposte dovute all’erario. Le indagini hanno coinvolto anche una società di Bacoli (Napoli), che aveva il ‘compito‘ di immagazzinare i prodotti acquistati ed utilizzare le false fatture per incrementare artificiosamente i propri costi.

Tale stratagemma fraudolento permetteva agli amministratori delle due imprese di sfruttare a proprio vantaggio le previsioni normative in materia di Iva. Infatti, la merce veniva acquistata in esenzione d’imposta perché dichiaratamente destinata all’esportazione, ma di fatto veniva rivenduta sul territorio nazionale a prezzi di mercato notevolmente inferiori rispetto a quelli applicati da analoghi operatori del settore, con evidenti effetti negativi sulla libera concorrenza.

Gli accertamenti eseguiti dai finanzieri hanno consentito di sottoporre a tassazione i profitti illecitamente nascosti al fisco. In particolare, a seguito di una minuziosa analisi dei flussi finanziari registrati sui conti correnti bancari intestati alle due società coinvolte, le fiamme gialle hanno ricostruito il reale giro d’affari, che ammontava ad oltre 15 milioni di euro di profitti sottratti a tassazione, per complessivi 7,3 milioni di euro di imposte evase.

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