Napoli, 19 giu. (LaPresse) – Ci sono anche tre aziende edili intestate fittiziamente a prestanomi nell’inchiesta che ha portato a 11 arresti e al sequestro di beni per oltre 10 milioni di euro riconducibili al clan dei Casalesi. Le società, con sedi a San Cipriano d’Aversa (Caserta), Poggio Renatico (Ferrara) e Roma, usavano i soldi della camorra per realizzare immobili di edilizia pubblica (in provincia di Siena) e privata (nel modenese e ad Argenta, in provincia di Ferrara). A Ferrara, in particolare, fu realizzato, in sub-appalto, un complesso residenziale di 14 appartamenti. Grazie a queste attività il denaro di provenienza illecita veniva ripulito per poi tornare nelle casse dei Casalesi sotto forma di contanti e/o titoli di credito.

Gli interessi del clan, attraverso la famiglia Di Puorto di San Cipriano legata alla fazione Schiavone dei Casalesi, si sono poi spostati nell’attività di condizionamento del mercato della distribuzione del caffè con il marchio ‘Caffè del sud’ in provincia di Caserta e Napoli. In particolare, la famiglia Di Puorto, con un’altra società intestata a prestanomi (Nicola Elmo, di 22 anni e Raffaele Alfiero, di 24 anni) gestita dal 24enne Benedetto Ricciardi, distribuiva il caffè negli esercizi commerciali casertani e napoletani per conto degli Schiavone.

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