Cagliari, 10 dic. (LaPresse) – I militari della guardia di finanza e personale del nucleo investigativo del corpo forestale e di vigilanza ambientale di Cagliari stanno eseguendo un provvedimento di sequestro di un’azienda, operante nel campo delle energie rinnovabili nonché dei beni riconducibili ai suoi amministratori.

L’operazione scaturisce da un’indagine di polizia giudiziaria, coordinata dalla locale direzione distrettuale antimafia, che ha voluto far luce sulle condotte degli amministratori di un’impresa che da alcuni anni opera in Sardegna, con due impianti di produzione di energia elettrica, originata da biomasse, attualmente in esercizio a Decimoputzu ed a Guspini.

Complessi accertamenti hanno permesso di far emergere gravi carenze nei requisiti soggettivi ed oggettivi, in grado di inficiare la legittimità delle autorizzazioni amministrative rilasciate dalla regione Sardegna e delle relative contribuzioni pubbliche, destinate ai produttori di energia elettrica derivante da fonti ‘pulite’.

Di qui, le contestazioni mosse dall’autorità giudiziaria, per la truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, per otto milioni di euro, motivate dalla scoperta di documentazione falsa prodotta nel corso dell’istruttoria innanzi alla regione Sardegna ed al Gse(la società a partecipazione pubblica deputata ad erogare gli incentivi economici previsti dalla normativa di settore).

Per tale fattispecie, è previsto il sequestro di beni, anche per un valore equivalente al profitto del reato (otto milioni di euro), in capo a ciascuno dei soggetti che, direttamente o indirettamente, si sono occupati della gestione aziendale.

Accanto alla illecita percezione di incentivi, sono emerse anche violazioni alla normativa in materia ambientale (attività di gestione di rifiuti non autorizzata), poiché è stata documentata la raccolta, il trasporto e lo smaltimento irregolare dei residui della produzione di biogas; in particolare, è stato accertato lo sversamento incontrollato su terreni o in acque lacustri prossimi agli impianti, che ha generato situazione di grave rischio di inquinamento ambientale del suolo agricolo e della falde acquifere.

Per questo l’autorità giudiziaria ha emesso un provvedimento di sequestro dell’intero complesso aziendale, comprendente i due impianti, in modo da impedire la prosecuzione degli illeciti ambientali.

La sussistenza dei reati ambientali e della truffa sugli incentivi hanno fatto scattare il sequestro di beni, anche ‘per equivalente’, pari al profitto del reato, nella misura di otto milioni di euro, questa volta eseguibile in capo alla società. Sequestrati, oltre al complesso aziendale, tre fabbricati, nove terreni, quote di partecipazione in società, nove autoveicoli e vari conti correnti.

Le indagini hanno permesso di far luce su un settore, quello delle fonti rinnovabili, che riveste un ruolo strategico nell’economia del paese e, soprattutto, della Sardegna, dove proliferano gli impianti adibiti alla produzione di energia a basso impatto ambientale.

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