Bologna, 16 dic. (LaPresse) – Reclutavano le ragazze, le facevano prostituire in strada o nelle case di Bologna appositamente prese in affitto, reinvestivano in Albania i guadagni, nell’ordine dei milioni di euro. Per sette persone, 5 cittadini albanesi e due romeni, il gip di Bologna Bruno Perla ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dal pm Gabriella Tavano sulla base delle indagini svolte da squadra mobile della questura e nucleo operativo dei carabinieri di San Lazzaro. Sono in carcere a Bologna Erjos Pocengu, 22enne domiciliato a Bologna, suo cugino Luftar Pocengu, 33enne residente a Pistoia e domiciliato a Bologna, e Nadia Mihaela Florea (unica donna della banda), 37enne romena residente a Bologna, a Cosenza Alfred Pocengu, 50enne residente nella città calabrese e zio di Erjos. Sono invece lattanti Kreshnik (28enne) e Gazmend (31enne) Pocengu, rispettivamente fratelli di Erjos e Luftar, ritenuti gli elementi di spicco della banda, e Adrian Bogdan, 25enne, l’altro romeno del gruppo. Tutti conosciuti alle forze dell’ordine, sono stati intercettati e pedinati per mesi da polizia e carabinieri, le cui indagini dal 2013 si sono intrecciate fino a diventare comuni. I sette “con suddivisione delle modalità attuative della condotta criminosa reclutavano, inducevano, agevolavano, favorivano e sfruttavano”, dice il capo di imputazione, l’attività di prostituzione di 11 ragazze sui 20 anni provenienti da Romania, Russia, Albania e Ucraina. Il tutto almeno dal 2010 al 2012, con diverse aggravanti tra le quali l’aver approfittato della debolezza psicologica.

Nella disponibilità della banda c’erano 5 appartamenti a Bologna (nelle vie della Fornace, de Carracci, Bambaglioli, Emilia Ponente e Barbieri) e 11 auto utilizzate come luogo della consumazione delle prestazioni: le tariffe raggiungevano anche i 100 euro, e i guadagni, che finivano quasi tutti nelle tasche degli sfruttatori, erano almeno di 150mila euro al mese, che venivano utilizzati per investimenti immobiliari nella zona di Valona, da cui gli albanesi provengono.

L’indagine è partita dall’osservazione da parte dei carabinieri di un giro vorticoso di clienti in alcune zone della periferia di Bologna, dalla denuncia di un 30enne, che nel 2012 era stato pestato e rapinato perché innamorato, da cliente, di una delle ragazze, e dalla testimonianza fornita alla polizia di una delle prostitute, caduta in una condizione di sudditanza fisica e psicologica, tanto da avere spesso allucinazioni. I protettori, come raccontato dalla ragazza, non esitavano per risolvere i problemi a usare le mani, e più volte l’avrebbero picchiata. Al momento dell’arresto, nella casa in cui la romena arrestata conviveva con Kreshnik Pocengu, detto Niku, sono stati trovati 310mila euro in banconote da 10, 20 e 50 euro. Sarebbero solo una piccola parte dei guadagni.

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