Roma, 7 feb. (LaPresse) – C’era anche un bimbo di due mesi sul treno 615 Bologna-Taranto che il primo febbraio è rimasto bloccato circa sette ore nei pressi di Forlimpopoli, in provincia di Forlì. Il piccolo si è preso una polmonite, è stato ricoverato due notti in ospedale con la mamma, ed è tuttora sotto cortisone. Ora i genitori annunciano una causa a Trenitalia. “Stavamo rientrando da Bologna – racconta a LaPresse la madre del piccolo, Carla Capuano, 35 anni – dove eravamo stati al matrimonio di mio cugino”. La coppia vive a Pescara. “Fortunatamente – spiega – avevamo il necessario per il bambino, perchè non c’era acqua nè assistenza. All’inizio passava il controllore dicendo che di lì a poco saremmo ripartiti ma poi non è più passato. Un freddo che non le dico. Siamo scesi dal treno a Forlì, dove sono venuti i miei zii da Bologna a prenderci”. Il piccolo aveva 39 di febbre. Sentito il pediatra, gli hanno dato un po’ di Tachipirina. Ma invece di migliorare è andato peggiorando, tanto che a un certo punto “gli è venuto un bronco-spasmo, era cianotico e siamo corsi in ospedale”. Al Maggiore di Bologna gli hanno diagnosticato una polmonite, gli hanno messo una flebo con l’antibiotico e lo hanno tenuto due notti.

“Adesso – spiega la mamma – è sotto controllo, ma deve assumere cortisone in continuazione”. Così ha deciso, insieme al marito, di fare causa all’azienda. Chiedono 100mila euro di risarcimento, spiega l’avvocato Giacinto Canzona. “La cifra non conta, è una valutazione che lasciamo ai legali – precisa Capuano -. A noi interessa ottenere un riconoscimento di quello che abbiamo subito”.

Nel frattempo sono già un’ottantina i passeggeri dello stesso treno che hanno aderito alla class action contro Trenitalia. A prepararla sono una decina di legali, tra Roma, Milano e Napoli. L’azione, che sarà presentata al tribunale civile di Roma, ha lo scopo di ottenere un risarcimento. Fs aveva annunciato subito il rimborso al 100% del biglietto, ma ai passeggeri non basta: “E’ irrisorio – spiega Canzona – di fronte ai disagi subiti, a sette ore di freddo. E la Cassazione – sottolinea – ci dà ragione, si è già espressa sui danni da vacanza rovinata, con i ritardi sui voli”.

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