Bari, 14 dic. (LaPresse) – E’ accusata di truffa aggravata, falso e violenza morale una docente universitaria, titolare della cattedra di medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica all’università di Bari, nonché medico del lavoro e direttore dell’unità operativa complessa di medicina del lavoro presso il policlinico di Bari. La donna è stata sospesa dai pubblici uffici per nove mesi ed è disposto il sequestro preventivo di beni immobili per un controvalore di oltre 120.500 euro nei suoi confronti.

Il provvedimento è scattato al termine di una complessa indagine di polizia giudiziaria svolta su delega dell’autorità giudiziaria barese, dai militari del nucleo di polizia tributaria di Bari – gruppo tutela spesa pubblica, per gravi condotte fraudolente perpetrate, in danno dello Stato, dalla docente.

Dalle indagini, eseguite anche con perquisizioni locali, acquisizioni di documentazione utile e assunzione di informazioni da persone in grado di riferire, era emerso, infatti, che la professoressa non aveva comunicato all’amministrazione di appartenenza la propria attività professionale privata come medico del lavoro presso importanti gruppi bancari, assicurativi e commerciali, aveva indotto in errore la propria università, ottenendo, nonostante il contestuale esercizio privato della professione sanitaria non autorizzata, l’indebita corresponsione degli emolumenti stipendiali aggiuntivi previsti per i docenti che optavano per il rapporto lavorativo a tempo pieno.

La frode, continuata dal 2009 al 2014 ha, così, fruttato emolumenti indebiti per oltre 120mila euro al netto delle imposte e dei contributi. Circa tremila le visite professionali svolte, in modo illegittimo, accertate dagli investigatori.

Si è, inoltre, riscontrato come la donna in vari casi abbia registrato la propria falsa presenza in servizio presso l’università, alterando documenti pubblici come i registri delle attività didattiche della facoltà di Medicina e Chirurgia, mentre in realtà era a Milano per svolgere le sue private attività professionali. L’attività veniva svolta per conto della società di famiglia con sede in Bari di cui la docente è risultata socia al 50%.

La docente è anche indagata per violenza morale nei confronti di una propria collaboratrice dell’università per comportamenti ingiustificatamente vessatori: dal demansionamento di funzioni alle indebite pressioni per l’inserimento del proprio nome in pubblicazioni scientifiche alla cui elaborazione e stesura la donna non aveva fornito alcun contributo fattuale ed intellettuale.

Oltre che all’interessata, il provvedimento cautelare è stato notificato anche al policlinico ed all’università di Bari. Il sequestro è stato operato su un immobile, adibito ad abitazione, di proprietà della predetta docente.

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