Roma, 27 mar. (LaPresse) – I magistrati italiani non sono i più pagati d’Europa mentre – soprattutto quelli che si occupano di “processi civili” – sono al secondo posto per quanto riguarda la produttività, nonostante nel nostro Paese il contenzioso civile proponga per esempio, ogni anno, una domanda di giustizia pari a 2 milioni, 399.530 ‘nuovi procedimenti’ (un quasi record che ci pone al secondo posto dietro soltanto la federazione Russa, e davanti all’Ucraina (2.262.838 nuovi procedimenti), la Spagna (1.940.2777), la Francia (1,793.2999) e la Germania (1.581.762). Infine, quanto al processo penale, l’Italia è nettamente davanti a Russia, Germania, Turchia e Francia con 1.359.884 nuovi procedimenti penali aperti in un anno, mentre i giudici penali sono a loro volta al primo posto per quanto riguarda lo smaltimento annuale dei ‘procedimenti definiti’ (1.288.171). Nello stesso tempo, però, l’Italia mantiene il record negativo dei procedimenti penali pendenti, davanti ai tribunali di primo grado, per i reati più gravi (omicidi, rapine, furti, truffe, criminalità organizzata, traffico di stupefacenti e tratta di esseri umani): sono 1.219.225.

Sono questi i dati, relativi all’anno 2010, del terzo rapporto-dossier, diffuso dall’Associazione nazionale magistrati, ‘Le verità dell’Europa sui magistrati”, basato sui dati aggiornati della Commissione europea per l’efficacia della giustizia (Cepej 2012). “Il dossier è ricavato da documenti internazionali ‘certificati’ per informare – si legge nella premessa divulgata dall’Anm – i cittadini-utenti e dare risposte di verità ai più ricorrenti ‘luoghi comuni’ concernenti taluni aspetti peculiari della magistratura italiana, tuttora oggetto, purtroppo, di affermazioni e di pubblicazioni false. Tali ‘luoghi comuni’ sui magistrati italiani riguardano, in particolare: le retribuzioni, indicate come le più alte in Europa; una scarsa produttività, confusa con il ben diverso problema della irragionevole durata dei processi; la giustizia disciplinare, ritenuta ‘corporativa o domestica’”. L’Anm spiega di aver elaborato i dati traendoli dal recentissimo (ottobre 2012) ‘Rapporto biennale della Commission Européenne pour l’Efficacité de la Justice’ che, dal 2004, “è divenuto il più autorevole ‘certificatore internazionale’ per la tendenziale misurazione e comparazione dei sistemi-giustizia in 46 (dei 47) stati membri del Consiglio d’Europa’ e di ritenere che il dossier smentisca ampiamente i “luoghi comuni” citati nella premessa.

Nel presentare i risultati, infatti, l’Anm ne sottolinea il valore, tenuto comunque conto della prudenza che va adottata nella comparazione tra i vari Paesi, soprattutto per quanto riguarda “l’impossibilità di una assoluta precisione da ascrivere, ‘strutturalmente’, al fatto che taluni dei parametri analizzati non sono oggettivamente paragonabili tra i paesi censiti, a causa delle profonde differenze esistenti nei diversi ordinamenti processuali e costituzionali interni”. L’Anm, per quanto riguarda in particolare il numero elevato di procedimenti pendenti sia nel settore civile che penale, pur precisando che l’ingente quantità di ‘nuovi procedimenti’ non può essere considerata l’unica causa di tale situazione, sottolinea però come a fronte di tali cifre, le statistiche certifichino la evidente ‘produttività’ della magistratura italiana. Quanto agli stipendi, dalle dalle tabelle allegate al dossier, secondo la lettura dell’Anm, “si ricava che i magistrati italiani – tra i 46 paesi europei censiti (ma alcuni non hanno fornito risposta) – si collocano al 6° posto come stipendio lordo di un giudice della Corte Suprema, al 1° posto come pubblico ministero presso la Corte Suprema (ma ciò perché il loro status costituzionale è uguale a quello dei giudici di Cassazione, a differenza degli altri paesi europei], al 15° posto come stipendio lordo di un giudice all’inizio della carriera ed all’11° posto come stipendio lordo di un pubblico ministero all’inizio della carriera”. Dall’analisi risulta poi che il rapporto medio, in Europa, “tra lo stipendio lordo annuo iniziale di un giudice ed il salario medio lordo annuo di impiegati ed operai è pari 2,4 volte (contro un massimo di 5,2 in Scozia edun minimo di 0,9 in Germania). Va segnalato ancora che in molti paesi sono previsti benefits addizionali, quali pensioni speciali, abitazioni, assicurazioni sanitarie o spese di rappresentanza: cosa che, come noto, – commenta l’Anm – in Italia non è minimamente pensabile”. Nell’ultimo capitolo del dossier, si affronta poi la questione dei “procedimenti disciplinari” che riguardano le decisioni del Consiglio superiore della magistratura. Dopo aver ancora una volta sottolineato le difficoltà di accostare tra loro i diversi ordinamenti nazionali, l’elaborazione dell’Anm segnala che “tra i Paesi dell’area europea, l’Italia risulta essere al 5° posto per numero di procedure disciplinari iniziate (237 complessivamente, di cui 175 contro giudici e 62 contro pubblici ministeri). In questa graduatoria, il nostro Paese è preceduto da Russia, Ucraina, Inghilterra e Filandia. Seguono, invece, Turchia, Moldavia, Polonia, Grecia, Spagna, Portogallo, Austria, Svizzera, Germania e Francia. L’elaborazione del dossier dell’Anm, come per le precedenti edizioni, è stato coordinata dal magistrato Gioacchino Natoli.

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