Roma, 28 gen. (LaPresse) – A volte sembra una leggenda metropolitana, altre volte se ne parla dando la colpa agli stranieri o si favoleggia di pranzi a base di gatto in ristoranti orientali che si trovano anche qui in Italia. Nella realtà di tutti i giorni invece gli italiani uccidono per scopo alimentare 6-7.000 gatti che vengono cucinati prevalentemente in umido con la polenta o arrosto. E’ quanto denunciato dall’associazione animalista Aidaa, che spiega che si tratta di una vera e propria abitudine culinaria che, “seppure vietata per legge, e punita addirittura con la reclusione (uccidere un gatto è reato penale che rientra nell’articolo 544 del codice penale che riguarda il maltrattamento e l’uccisione degli animali di affezione) è ancora radicata in alcune zone specifiche dell’Italia del centro-nord e in particolare in Veneto con epicentro nelle zone di Vicenza e Verona, ma anche nelle province che stanno ad est della Lombardia (Bergamo, Brescia e Mantova) e anche in alcune zone del Piemonte e dell’Emilia Romagna”, rende noto l’associazione.

Secondo i dati analizzati da Aidaa in base alle segnalazioni giunte nel 2011 al servizio ‘emergenzamici@libero.it’ sarebbero circa 6-7.000 i gatti allevati, cacciati o semplicemente uccisi a scopo alimentare, il 10% di tutti i gatti scomparsi ed abbandonati nel corso dell’anno. E’ un dato che non si discosta molto da quello degli anni precedenti. Non mancano anche le segnalazioni esotiche come quelle provenienti dalla zona del litorale romano dove è stata segnalata a più riprese la scomparsa dei gatti dalle colonie, così come avviene (anche se in misura ridotta rispetto agli anni scorsi) che si segnalino cacciatori in cerca di gatti da impallinare nelle zone classiche della cucina dei ‘magna-gatti’. “Ci sono infine – specifica Aidaa – segnalazioni che hanno dell’incredibile ma che sono state poi appurate, come quella della signora in provincia di Milano che in diversi anni ha allevato a scopo di alimentazione oltre 600 gatti dandoli da mangiare ai suoi amici in succulenti pranzetti che diceva essere a base di coniglio”.

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