Roberto Burioni lascia i social network, il celebre immunologo e virologo con un lungo post su Facebook ha confermato l’abbandono delle piattaforme. Nel suo post, Burioni ha spiegato le motivazioni della sua scelta radicale.
“Dieci anni fa, mentre ero a La Jolla a insegnare insieme alla mia famiglia, cominciava la mia avventura sui social, con dei post su Facebook riguardanti i vaccini dell’infanzia e si apriva una parte della mia vita che, da professore ordinario del San Raffaele, non potevo certo immaginare. Dopo dieci anni il mondo è cambiato, è arrivata e fortunatamente passata una pandemia, la scienza ha fatto passi da gigante, ma anche l’ignoranza non è rimasta ferma (basta guardare chi è il ministro della Sanità negli Usa). E’ arrivato il momento di cambiare e tra poco trasferirò la mia attività divulgativa su Substack, ed è doveroso spiegarvi il perché”.
“Stanco di fare il punching ball”
Burioni ha suddiviso per punti le motivazioni del suo addio ai social: “1) quello che scrivo qui può essere utilizzato gratuitamente per addestrare piattaforme di intelligenza artificiale, che 10 anni fa non c’erano. Sono disposto a impiegare gratuitamente il mio tempo e la mia competenza acquisita con faticoso studio per informare i cittadini, ma non per fare arricchire ulteriormente qualcuno già ricchissimo”.
“2) mi sono accorto che i social utilizzano i miei post in maniera non ‘uniforme’. Mi spiego meglio: alcuni miei post ricevono una notevolissima diffusione, altri no. Quindi i proprietari dei social hanno una agenda e la perseguono, sfruttando quello che io scrivo. Anche in questo caso, va bene divulgare, ma non ho intenzione di contribuire a un’agenda a me sconosciuta”.
“3) Capisco che sono in molti quelli che apprezzano questi scritti, ma dopo 10 anni sono stanco di essere utilizzato come sputacchiera. Molti di voi dicono ‘non ragioniam di lor ma guarda e passa’, ma a parte che se avessi adottato questo principio non avrei neanche cominciato, gli insulti, le minacce e tutto il resto rimangono e anche se io passo le guardano i miei studenti, i miei colleghi, i miei amici, pure mia figlia di 14 anni e a un certo punto bisogna dire basta. Tra l’altro insulti con il danno e con la beffa, visto che i giornali e i programmi tv che li cavalcano amplificandoli vendono copie e fanno audience guadagnandoci, mentre a me rimangono solo le offese che devo incassare gratuitamente. Come vi ho detto più volte perseguire chi insulta per via legale non è praticamente fattibile e a un certo punto bisogna smettere di prestarsi a punching ball dei somari maleducati. Detto questo, su Substack tutti questi problemi saranno risolti. Siccome l’accesso ai miei contenuti sarà a pagamento, chi vuole sputare dovrà lasciare in ogni caso un numero di carta di credito. La quota mensile sarà irrisoria (sto cercando di capire come fare per non dovere pagare io, perché ci sono dei costi fissi sulle transazioni, penso che sarà meno di 2 euro) e non mi arricchirà certamente: servirà per ora a tenere lontani quelli che non sono interessati”.
Poi le conclusioni: “Questa pagina Facebook diventerà una specie di ‘vetrina‘ dove verrete informati dei contenuti che pubblico, ma per leggerli dovrete venire su Substack. Siccome penso che Facebook non sarà contento di vedere dirottato del traffico su un altro sito, ho la sensazione che i miei post non ve li farà vedere con particolare entusiasmo: vedete voi come fare. Ho deciso di darmi sei mesi di prova e mi sono prefisso un numero minimo di abbonati: se prima dell’estate vedo che non è stato raggiunto, chiuderò Substack prendendo atto dello scarso interesse. Per questo fate solo abbonamenti mensili e non annuali, non potrei rimborsarvi”.
“Continuerò su Che Tempo Che Fa”
“Ovviamente continuerò con la divulgazione televisiva a Che Tempo Che Fa, con gli editoriali su La Repubblica e con i libri, uno dei quali lo sto scrivendo proprio ora e uscirà prossimamente. A tutti quelli che non mi seguiranno su Substack dico grazie per l’attenzione che mi avete dedicato in questi 10 anni e per l’affetto che mi avete dimostrato. Spero di esservi stato utile, ho fatto del mio meglio per essere sempre preciso e comprensibile e fornirvi informazioni attendibili in un campo delicato come quello della salute. Grazie davvero di cuore”.
Poi il post scriptum: “Negli ultimi quattro anni non ho ricevuto un euro non solo da ognuno di voi che ha potuto leggere gratuitamente questa pagina, ma neanche – per citare una formula divenuta recentemente popolare – da ‘soggetti portatori di interesse in campo sanitario’. Ho ricevuto offerte molto allettanti, ma ho ritenuto che non fossero compatibili con l’attività di divulgazione che avevo intenzione di condurre e che ho effettivamente condotto. Per fortuna guadagno bene facendo il professore e quello che ho mi basta e mi avanza”.
Bassetti: “Noi vaccino a fake news”
Sull’addio ai social di Burioni si è soffermato il collega Matteo Bassetti, professore malattie infettive e divulgatore medico-scientifico, ospite di ‘Un Giorno da Pecora’ su Rai Radio 1. “Utilizzando il termine ‘sputacchiera’ ha usato un eufemismo, magari ricevere solo uno sputo, io ricevo tantissime minacce di morte. Noi medici dobbiamo esser il vaccino nei confronti dell’ignoranza e delle fake news che escono dai social”, ha detto Bassetti, assicurando che dal suo canto non c’è nessuna intenzione di abbandonare Facebook e soci. “Assolutamente no. Anzi ci vorrebbero più medici che andassero sui social e si sporcassero le mani invece di stare sul piedistallo”.

