Giulia Tramontano, in aula le foto del cadavere

Giulia Tramontano, in aula le foto del cadavere

L’udienza a porte chiuse. Il legale di Impagnatiello: “Mi aspetto un’udienza tosta”

Si aprono le porte della Corte d’assise di Milano per la nuova udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello. Il 30enne imputato per l’omicidio di Giulia Tramontano e del bimbo che aveva in grembo da sette mesi, Thiago. Il tribunale ha disposto che si proceda “a porte chiuse” per la “visione delle immagini del cadavere” e le testimonianze “sull’autopsia del corpo di Giulia Tramontano”. L’ordinanza letta in aula dalla presidente Antonella Bertoja ha accolto l’istanza della difesa della famiglia Tramontano, avvocato Giovanni Cacciapuoti, vista la presenza in aula di diverse decine di studenti del liceo milanese Beccaria accompagnati da un docente, che hanno scelto di venire a presenziare all’udienza in cui saranno sentiti tutti i medici legali che hanno partecipato agli esami e l’autopsia sul cadavere della 29enne. La Corte ha fatto uscire anche i giornalisti.

Medici legali: “Nessun segno difesa, forse colpita alle spalle”

Sul corpo di Giulia Tramontano “non abbiamo riscontrato lesioni da difesa” e “l’impressione” è che la 29enne sia stata colpita “alle spalle”. Lo hanno detto nell’aula della Corte d’assise di Milano i dottori Nicola Galante e Andrea Gentilomo, due dei medici legali che hanno svolto l’autopsia sul cadavere dell’agente immobiliare campana.

Galante è il medico legale che la notte fra il 31 maggio e l’1 giugno 2023 effettuò il sopralluogo a Senago nel luogo del ritrovamento del cadavere, coperto da buste di plastica, trovato in un’intercapedine non lontano dalla casa dei due fidanzati in via Novella. Tramontano, incinta al settimo mese, sarebbe morta per “anemia emorragica” e “lesioni vascolari cervico-toraciche” causate da “37 lesioni prodotte da azione punta-taglio” di quella che è “sicuramente un’arma bianca” ritenuta “compatibile” con due coltelli da cucina sequestrati a Impagnatiello, ha spiegato il medico. Le coltellate sono state sferrate a “destra e sinistra” sia “posteriormente che anteriormente” in varie parti del corpo. È impossibile “dire con certezza quale sia stata la prima” e quindi capire se l’ex barman abbia aggredito alle spalle la compagna ignara, mentre per il collega Gentilomo il “quadro complessivo” fa pensare un’aggressione da dietro “perché è una posizione che permette di raggiungere” tutte le parti del corpo “che sono state colpite” anche se “è difficile dirlo con certezza”.

Di certo “nessuna ferita è presente sugli avambracci”, se non alcuni segni “prodotti dopo la morte”, al contrario di quanto raccontato dal 30enne, imputato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza involontaria, nei primi interrogatori, quando ha dichiarato che Tramontano avrebbe cominciato a “tagliarsi” durante una lite. La data della morte risale ad “almeno 48 ore” prima del ritrovamento e fino a “cinque giorni” prima, ha spiegato Galante. Per i consulenti della Procura di Milano è stato difficile essere più precisi perché “il cadavere è stato incendiato” impedendo di datare con certezza il decesso con la metodologia che prevede la misurazione della temperatura. La “morte del feto” è stata “successiva alla morte della madre” e causata da “insufficienza vascolare provocata dall’emorragia interna”, ha concluso il chirurgo e medico legale dell’Università degli Studi di Milano. 

Tossicologo: “Veleno aumentato in ultimo mese ma non mortale”

Dopo i medici legali ha parlato in udienza il tossicologo Mauro Minoli, dell’Istituto di Medicina Legale di Milano, che ha svolto gli esami sulle sostanze chimiche presenti nel corpo della vittima. Ha detto che “sembra di assistere a un aumento della somministrazione” del bromadiolone, il veleno per topi trovato in possesso del fidanzato Alessandro Impagnatiello. “Sicuramente nell’ultimo mese” prima dell’omicidio “c’è una risposta molto più alta” e dall’analisi del capello emerge che “l’inizio dell’assunzione è avvenuta almeno due mesi prima del decesso” del 27 maggio. Secondo il tossicologo, il bromadiolone, composto chimico che causa problemi di “coagulazione” ed “emorragie a livello gastrico” non è potenzialmente letale se non in “grandi quantità nell’uomo”. Minoli ha citato il caso degli Stati Uniti, in cui nel 2015 ci sono stati 44mila casi di avvelenamento accidentale dal topicida e 8 decessi. Allo stesso tempo, rispondendo alle domande delle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella e della difesa Impagnatiello, avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, il medico legale ha escluso che il veleno trovato nel corpo della vittima possa essere stato “assorbito per contatto” fisico o “inalazioni” come sarebbe tecnicamente possibile, proprio a causa delle tracce trovate nel capello oltre che nel fegato della donna, nella placenta e nel feto. “È molto difficile dall’esterno che possa entrare nel capello”, ha spiegato. La testimonianza del tossicologo sarà cruciale per la Corte, guidata dalla giudice Antonella Bertoja, nello stabilire se, nell’omicidio di Tramontano, ci sia stata o meno premeditazione. Il processo ripartirà l’11 aprile con le testimonianze di alcuni amici della vittima e carabinieri della squadra omicidi. Oggi la difesa della famiglia Tramontano, avvocato Giovanni Cacciapuoti, ha chiesto e ottenuto che la Procura di Milano restituisca i beni della 29enne sequestrati durante le indagini, come alcuni documenti e gioielli. Le legali di Impagnatiello hanno invece depositato agli atti i video della cena del 20 maggio 2023 – 7 giorni prima dell’omicidio – con l’amante e collega di lavoro. 

Legali Impagnatiello: “Quantità irrisoria di veleno”

“Oggi abbiamo sentito un teste importante che è il tossicologo perché dalla sua analisi risulta che il topicida, che è stato rinvenuto sul cadavere di Giulia, è in dose irrisoria e non ha saputo dire effettivamente quante dosi ci sono state e che tipo di somministrazione. L’aspetto importante è che il quantitativo non è in grado di provocare la morte di un individuo. Inoltre dall’esame del capello il perito dice che può ricavare che l’assunzione del veleno è retrodatata due mesi. È un elemento chiave che verrà valutato ai fini di stabilire se sussiste l’aggravante della premeditazione. È l’elemento chiave. Poi verranno fatte tutte le opportune valutazioni. Adesso noi prendiamo atto di quello che ha detto il test e poi da lì faremo le valutazioni”. Così i legali di Alessandro Impagnatiello, Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. “Già dalla perizia si vedeva che le risultanze, le conclusioni del tossicologo erano molto vaghe e oggi ce l’ha confermato. Ci sono proprio pochi casi, poca letteratura scientifica, quindi non è in grado il tossicologo di giungere a delle conclusioni diverse”, hanno proseguito. “La traccia che risulta dall’esame del capello è comunque in grado di dire che nell’ultimo mese e mezzo c’è stata somministrazione ma parliamo di un quantitativo veramente irrisorio“. 

Legale Tramontano: “Topicida somministrato per lungo tempo”

“Le analisi effettuate dai periti sentiti oggi come testi hanno consentito di acclarare come nell’organismo di Giulia fossero presenti delle concentrazioni di bromadiolone, che non è una sostanza che si può ritrovare in natura ed è uguale nella sua formulazione al topicida che è stato rinvenuto a Senago durante la perquisizione svolta dai carabinieri. Questo ci consente di poter affermare che la somministrazione del veleno sia stata perdurante. Traccia specifica di questo elemento è, oltre all’esame del fegato, anche quello del capello che consente di indicare un lasso di tempo ampio e distante nel tempo rispetto a quando si è verificato l’omicidio”, ha invece commentato Giovanni Cacciapuoti, legale della famiglia Tramontano. “Credo che anche la crudeltà sia emersa in maniera evidente vista la natura e il numero di colpi inferti. C’è da sottolineare che, come hanno evidenziato i periti, l’ingiuria legata al corpo di Giulia attraverso l’appiccamento del fuoco non abbia consentito di appurare ulteriori siti di infiltrazione sanguigna ma i professori parlavano di undici colpi inferti sulle 37 coltellate che sono sicuramente irrorati di sangue e questo vuol dire che Giulia per i primi fendenti era ancora in vita e inoltre, alcuni colpi sono stati inferti da tergo“, ha detto ancora. 

Padre Giulia Tramontano: “Chiediamo giustizia per lei e per Thiago”

“Nulla ci restituirà Giulia, abbiamo gridato a voce alta, lo faremo ancora affinché sia fatta giustizia per lei e Thiago”. Lo scrive sui social Franco Tramontano, il padre di Giulia Tramontano. 

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