Una chat agghiacciante all'interno di una grande agenzia, composta da soli uomini, per sessualizzare le colleghe: dalle prime interviste, è partita un'ondata di racconti di molestie

Da qualche giorno è scoppiato un nuovo #metoo all’interno del mondo di pubblicitari e creativi italiani. Tutto è partito da alcune denunce e interviste social e sta crescendo al punto che oggi quasi tutti i principali quotidiani italiani ne parlavano. Al centro della bufera c’è una chat “di soli uomini” (almeno 80) all’interno di una grande agenzia, che ha inviato alle testate che la hanno contattata una nota che recita così (la riportiamo da La Stampa): “In relazione alle notizie apparse a mezzo stampa – relative a fatti risalenti al periodo compreso tra il 2016-2017 – l’azienda condanna, da sempre, qualsiasi forma di discriminazione e atteggiamenti inappropriati. Siamo da sempre impegnata nel creare un ambiente di lavoro sano e inclusivo. La società, nel corso degli anni, ha messo in atto numerose iniziative con partner qualificati affinché il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto”.

Da qui, è partita però, come spesso accaduto anche in passato, una valanga di denunce social, molte raccolte dall’account Instagram di Taniuma. Ne riportiamo alcune:

“Pu***a arrogante, chissà quanti po***ni hai fatto per essere qui”

“Questa non è la mia battaglia personale. E’ la battaglia di tutte le persone che credono che un luogo di lavoro debba essere, prima di tutto, un luogo sicuro”

“Mi umiliava davanti a tutti, mi metteva le mani al collo anche davanti agli altri, mi scherniva. Davanti ad account e creativi. Qualcuno abbassava gli occhi. Altri ridevano. Ed è questa la cosa tremenda. Il silenzio. La complicità”

“Mi è stato chiesto in contesto lavorativo sempre dalla stessa persona: quanto scopassi, mi è stato fatto notare quanto fossi bella e a quante persone piacessi in agenzia, sono stata sessualizzata per il mio modo di vestire”

“Ti dico solo che xxxx hanno una chat whatsapp dove si scambiano foto ritoccate di me e altre titolari come me (quindi in teoria noi siamo superiori a loro di ruolo ma in senso molto meno gerarchico) prese da Instagram e altri social o scattate di nascosto e poi ritoccate e “fumettizzate” sempre a sfondo sessuale. Sembra di vivere nella giungla”

 
 
 
 
 
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Ci sono molti altri commenti e denunce, difficili da riportare. Tutto sembra essere partito da alcune interviste fatte dall’account facebook Monica Rossi (che è in realtà un nome fake relativo a una persona che si occupa di intervistare esponenti appartenenti a questo mondo). Un uomo che sostiene di essere stato nella ‘famosa’ e orribile chat spiega così: “Ecco spiegato perché le chat “non di lavoro” erano su Skype: la famosa chat degli 80 uomini era lì. Ed era una chat in cui ci scambiavamo un impressionante numero di messaggi in orario e sul posto di lavoro. E non credere che fui inserito con rituali particolari o patti di sangue camorristi. No, era naturale che tutti i maschi vi partecipassero. Solo che l’argomento era monotematico: il sesso e i corpi delle nostre colleghe. C’eravamo proprio TUTTI: team director, account director, account manager, account executive, editor, writer, creative, art, stagisti. Durante le riunioni, le colleghe non sapevano che prima o addirittura durante noi intanto chattavamo in tempo reale commentando la loro voce odiosa, il loro c**o grosso, le loro tettine acerbe o cose così”, spiega. E poi via, con una serie di descrizioni di ‘sfide’ e ‘tornei’ lanciati in questa chat, impronunciabili.

Prima di questa intervista, a parlare era stato Massimo Guastini. Sempre su questo profilo social si legge: “Agenzia di pubblicità molto famosa, molto potente, molto importante. Una sera a cena con due colleghi che sono divenuti anche amici, le due ragazze scoprono di una chat tra maschi e chiedono di cosa parlino. Uno dei due ragazzi mostra loro la chat. Comprende almeno 80 uomini. Quasi tutti quelli che lavorano in azienda. Dagli stagisti ai capi reparti. Manca solo il grande capo. Restano agghiacciate. Decine e decine di messaggi ogni giorno. Un solo argomento: quanto sono scopabili, fighe, ribaltabili o cesse le colleghe. Una chat che si svolge in ambiente di lavoro, durante l’orario di ufficio, con una sfilza infinita di messaggi espliciti, degradanti e umilianti”.

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