L'avvocato Bruno Naso scrive una durissima lettera al collega Francesco Petrelli: "Hai portato il tuo assistito dal procuratore. In cambio hai avuto la derubricazione del reato e hai aggravato la posizione degli altri imputati"

"La ragione che ai miei occhi appare inconfessabile ma assolutamente chiara (della denuncia di Tedesco ndr) è la promessa derubricazione della imputazione elevata nei confronti del tuo cliente in quella di favoreggiamento, reato allo stato già prescritto, anche a costo di aggravare la posizione di tutti gli altri imputati". Così Bruno Naso, difensore del maresciallo Roberto Mandolini, imputato nel processo Cucchi, commenta la decisione di denunciare quanto accaduto la notte dell'arresto da parte del carabiniere Francesco Tedesco. Le dichiarazioni del militare rappresentano un colpo di scena nel processo ai carabinieri in corso davanti alla prima Corte d'Assise di Roma. Le dure parole di Naso sono scritte in una lettera indirizzata al collega Francesco Petrelli, che assieme ad Eugenio Pini difende proprio Tedesco. La lettera è stata resa nota anche alla Camera penale.

Naso (che nel processo di Roma Capitale aveva difeso il fascista Massimo Carminati e nel processo Fasciani alla mafia di Osta aveva attaccato pesantemente il giornalista de L'Espresso Lirio Abbate) scrive una lettera molto dura ai colleghi, accusandoli, in buona sostanza, di scorrettezza processuale: "Stiamo celebrando il dibattimento e in un processo di tale delicatezza – scrive Naso a Petrelli – in un processo condizionato come pochi altri da fattori stravaganti ed extraprocessuali e tu che fai? accompagni il tuo assistito nell'ufficio del pm perchè questi conduca un'indagine parallela e riservata rispetto a quella in corso con innegabili, inevitabili se non addirittura perseguiti effetti di condizionamento su quello che sarà il di lui contributo dibattimentale? Francesco se non ti conoscessi da decenni, se non riconoscessi in te qualità professionali di eccellenza, se non avessi apprezzato in numerosi altri processi la tua preparazione, la tua competenza, la tua abilità strategica, sarei costretto a pensare che hai smarrito all'improvviso e tutto in una volta il tuo corposo corredo professionale". "Non riesco a trovare nulla, ma proprio nulla, che io avrei fatto così come hai fatto tu", aggiunge Naso che si dice "offeso e tradito nel rapporto di colleganza e di amicizia".

Durante l'udienza dell'11 ottobre scorso, il pm Giovanni Musarò ha rivelato che Tedesco, uno dei cinque carabinieri alla sbarra nel processo per la morte di Stefano Cucchi, ha sporto denuncia e accusa, con una serie di dichiarazioni rese nel corso di tre interrogatori tra luglio e ottobre, i quattro coimputati. La notte dell'arresto, "Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con uno schiaffo violento in pieno volto – dice Tedesco come riportato nel verbale dell'interrogatorio reso il 18 luglio scorso -. Allora D'Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all'altezza dell'ano. Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto: 'Basta, finitela, che cazzo fate, non vi permettete'. Ma Di Bernardo proseguì nell'azione spingendo con violenza Cucchi e provocandone una caduta in terra sul bacino, poi sbattè anche la testa".

Secondo la ricostruzione di Tedesco il maresciallo Roberto Mandolini sapeva fin dall'inizio quanto accaduto e lo invitò a mentire davanti agli inquirenti, mentre Vincenzo Nicolardi, altro carabiniere imputato, quando testimoniò nel primo processo, contro la polizia penitenziaria, mentì perché sapeva tutto del pestaggio avvenuto nella caserma. Dalle deposizioni di Tedesco emerge anche il dettaglio della sparizione di una nota di servizio da lui redatta il giorno della morte di Cucchi e inviata alla stazione Appia dei carabinieri. Il documento "assolutamente importante per la ricostruzione dei fatti – sottolinea il pm in udienza – è stato sottratto".

Sono cinque i militari alla sbarra nel processo nato dall'inchiesta bis sulla morte di Cucchi: Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all'epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l'arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso

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