Paolo Borsellino sarebbe morto a causa della trattativa tra pezzi deviati dello Stato e Cosa nostra. Probabilmente il giudice sarebbe stato assassinato comunque, ma quel dialogo aperto da uomini delle istituzioni con Totò Riina accelerò il piano della sua eliminazione. Lo sostengono i giudici della Corte d’Assise di Palermo nelle motivazioni della sentenza sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, nelle quali è anche riportato che la strategia ricattatoria della mafia proseguì nella Seconda Repubblica e che Silvio Berlusconi, appena sceso in politica, sapeva dei rapporti tenuti dal suo braccio destro Marcello Dell’Utri con Cosa nostra. Lo scorso 20 aprile le nove sentenze, tra le quali i dodici anni di carcere per gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, per Dell’Utri e Antonino Cinà, medico di Totò Riina e Bernando Provenzano; otto anni all’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, ventotto quelli per il boss Leoluca Bagarella.

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