Parla Walter Milan, portavoce del Soccorso Alpino: "Un'operazione anomala. Arrivammo a piedi, con gli sci e le ciaspole. E vedemmo una cosa che non credevo possibile"

Tra la neve e l'angoscia di un anno fa a Rigopiano c'erano anche loro. Per salvare più vite possibili dalla terribile slavina che si abbattè sull'Hotel a Farindola, nel cuore del Gran Sasso, gli uomini del Soccorso alpino e speleologico hanno macinato chilometri con ogni mezzo possibile, rischiando moltissimo con temperature vicine allo zero. In campo c'erano oltre 400 persone, ma il volto del coordinamento, per tutti coloro che hanno potuto toccare con mano il dramma abruzzese, è stato Walter Milan, portavoce del Corpo, tra i primi ad arrivare in loco. "E stata una tragedia eccezionale, al di là di ogni immaginazione, abbiamo anche preso decisioni 'folli' per arrivare subito lì..", racconta a LaPresse.

Potrebbe ripercorrere per noi i momenti concitati dall'allarme fino all'arrivo nel luogo della tragedia?
"Si è trattata di un'operazione anomala fin dall'inizio. L'Italia centrale era sotto una nevicata eccezionale da diversi giorni e gli uomini del Soccorso Alpino erano al lavoro, un po' da tutte le regioni appenniniche, per cercare di raggiungere e portare aiuto ai villaggi isolati. Nel tardo pomeriggio del 18 gennaio, o meglio verso sera, sono arrivate le prime segnalazioni che qualcosa di grave poteva essere accaduto a Rigopiano. Ci siamo messi in marcia, con i fuoristrada, diretti verso l'hotel. Poco dopo Farindola ci siamo trovati incolonnati in un lungo corteo di mezzi che faticosamente tentavano di progredire lungo la strada innevata. Quando è apparso evidente che era impossibile procedere – troppe le auto e la fresa purtroppo ferma e impotente – abbiamo preso una decisione apparentemente 'folle'. Mettere gli sci e le pelli di foca e proseguire a piedi: noi e alcuni altri soccorritori-alpinisti,  coraggiosi, della guardia di finanza".

Quali sono state le sensazioni durante i soccorsi? Avevate la percezione di trovarvi davanti ad un evento straordinario che univa terremoto e valanga?
"Pochi mesi prima avevamo vissuto il terremoto di Amatrice, in prima linea. Sebbene eccezionale era stato comunque un evento in qualche modo comprensibile, nella sua durezza. Rigopiano mi ha sorpreso: è stata una tragedia eccezionale, al di là di ogni immaginazione. Nessuno si immaginava che potesse essere scesa una valanga talmente grande da sradicare un bosco intero e far crollare un hotel di cemento armato come fosse una semplice capanna in legno. Ricordo ancora l'attimo di smarrimento che ci ha percorso quando, nel centro di Penne, abbiamo sentito dalla voce dei nostri ragazzi appena arrivati lassù la frase: 'E' crollato tutto, questa è una tragedia immane'. Abbiamo avuto comunque poco tempo per concentrarci sulle emozioni: la corsa contro il tempo era iniziata: le emozioni sono state messe in secondo piano, concentrati sul lavoro di soccorso in atto, difficile e con molte insidie".
 

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