Milano, 10 nov. (LaPresse) – I 26 arrestati della ‘banda del bucoi dedita a rapine, specificano i carabinieri di Monza, non sono in alcun modo legati alla Camorra. Non avevano, tra l’altro, rapporti con i gruppi criminali locali delle città in cui entravano in azione. Nessun basista locale, ma un’organizzazione verticale, autosufficiente e ben delineata: al suo interno ciascuno aveva un ruolo preciso. I leader erano due, un 37enne e un 27enne: pianificavano, organizzavano, coordinavano e procuravano materiale al gruppo. Poi c’erano le vedette, gli esperti in allarmi e in mappature, chi apriva le casseforti per asportare la refurtiva e chi praticava manualmente i fori nei muri e pareti di banche e poste.

Una delle loro basi logistiche è stata scoperta a Settimo Torinese (Torino), posizione strategica tra Milano e il capoluogo piemontese. Sempre in Piemonte, altri colpi sono stati messi in atto a Front, Avigliana e Morimondo. Tutti furti senza l’uso di armi: dalle intercettazioni emerge che il non utilizzo di pistole o coltelli era una scelta dei sodali. Conoscevano bene il codice penale, spiega il comandante del gruppo carabinieri di Monza, tenente colonnello Rodolfo Santovito. Sapevano che l’agire armati, se fossero stati scoperti, avrebbe aggravato la loro situazione.

Questa mattina, durante la perquisizione a casa di alcuni degli arrestati, sono state trovate ricetrasmittenti, telefoni cellulari, schede telefoniche e materiali per i furti manuali, spiega il comandate del nucleo investigativo di Monza, Giuliano Gerbo. Alcune vittime dei furti erano anche imprese edili, a cui sono state rubate torce e altri oggetti di cantieristica, riutilizzati poi per mettere in atto i colpi, sfondare i muri o realizzare buchi nei muri. Tra i furti, la banda ha agito il 14 marzo nella banca di credito cooperativo di Santa Maria del Cedro (Cosenza), il 17 aprile nell’ufficio postale di San Marco la Catola (Foggia), il 2 giugno all’ufficio postale di Cernacola (Napoli).

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata