Roma, 20 ott. (LaPresse) – Indeciso fino all’ultimo, Ignazio Marino non ha partecipato alla prima udienza dei processi su Mafia Capitale, in programma oggi a piazzale Clodio, nella quale il Comune è parte civile. Al suo posto invece l’assessore alla Legalità di Comune Alfonso Sabella.
“VERGOGNOSI”. “Ver-go-gno-si”. Scandisce questo aggettivo, il sindaco di Roma Ignazio Marino, in una conferenza stampa in Campidoglio, per definire gli esposti che il M5S e An-Fdi hanno preparato contro di lui, sugli scontrini per le spese sostenute dal primo cittadino. “Non ho mai utilizzato denaro pubblico a scopo privato, semmai il contrario” ha aggiunto Marino. “Mi sono recato per due giorni a New York il 1 settembre per confrontare il lavoro fatto per l’housing sociale di New York e la gestione del patrimonio pubblico, il giorno dopo ho avuto un lungo incontro con il sindaco di New York Bill de Blasio. Era un viaggio istituzionale, ma visto che ero reduce da una vacanza negli Stati Uniti decisi di pagare l’albergo, circa 700 euro, a mie spese”.
“Mi sono dimesso da sindaco – dice ancora- per un estremo rispetto dell’autorità giudiziaria, dinanzi alla quale volevo presentarmi da dimissionario, per spiegare i fatti relativi agli esposti che mi riguardano”. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha ribadito di avere 20 giorni prima che le sue dimissioni divengano effettive. Marino ha ripetuto questa frase, lasciando aperta – almeno in teoria – la possibilità che le dimissioni vengano ritirate.
IN TRIBUNALE. Alle undici, nel tribunale di piazzale Clodio, si è aperto il procedimento, con rito abbreviato, dei primi cinque imputati, tra i quali l’ex direttore generale dell’Ama (l’azienda romana dei rifiuti) Giovanni Fiscon. Che il sindaco dimissionario volesse essere presente al processo nel quale il Comune si è costituito parte civile era stato ribadito più volte dallo stesso Marino. Ma ieri, dopo le quattro ore passate in procura per rendere dichiarazioni spontanee sulle spese sostenute con la carta di credito del Campidoglio, il chirurgo dem aveva annunciato un ripensamento.
L’ex dirigente dell’Ama, Giovanni Fiscon, oltre vent’anni dentro l’azienda capitolina, deve rispondere del reato di corruzione. Con lui, accusati dello stesso reato, sono a processo oggi anche l’ex responsabile del coordinamento nomadi, Emanuela Salvatori ed Emilio Gammuto, uomo vicino a Salvatore Buzzi, l’imprenditore delle cooperative sociali ritenuto dalla procura di Roma il braccio economico del cosiddetto ‘Mondo di Mezzo’.
Dovranno invece rispondere di usura gli altri due imputati oggi in udienza Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, collaboratori di Massimo Carminati. L’ex Nar Massimo Carminati è considerato dagli inquirenti il capo del sistema ‘Mafia capitale’, nel quale ci sarebbero state pressioni e corruzione sui funzionari capitolini per aggiudicarsi ricchissimi appalti, compresi quelli legati allo smaltimento dei rifiuti.
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