Di Antonella Scutiero

Roma, 19 ago. (LaPresse) – “L’approvazione della ‘pillola rosa’ da parte della Fda americana è un fatto assolutamente positivo“. Lo dice a LaPresse la sessuologa Chiara Simonelli, docente all’università ‘La Sapienza’ di Roma, commentando l’ok da parte delle autorità statunitense alla commercializzazione dal prossimo 17 ottobre del farmaco Addyi, prodotto dalla Sprout Pharmaceuticals, il cosiddetto ‘viagra femminile’.

“Innanzitutto – spiega – bisogna chiarire che non è un equivalente del viagra, perché la flibanserina, la sostanza di cui parliamo, non agisce sull’eccitazione ma sul desiderio“. La dottoressa Simonelli ha lavorato al tavolo italiano sul farmaco, nel 2010: “Erano test fatti in Italia sulla sostanza che allora era prodotta in Germania – ricorda – e già allora c’erano risultati assolutamente interessanti. La prima bocciatura del Fda, cui ovviamente fece seguito il niet delle istituzioni europee, arrivò come una doccia fredda”.

“Sono molto contenta che sia passata – aggiunge – Avere delle armi in più, delle frecce in più al nostro arco come donne è sempre meglio. Anzi, ero molto seccata che per gli uomini ci fossero delle armi e per le donne niente“. Gli studi internazionali, spiega la sessuologa, hanno sempre sostenuto che il problema del desiderio è quello diffuso a livello transnazionale tra le disfunzioni sessuali femminili.

“Per questo sono ben lieta che ci sia un farmaco a disposizione delle molte donne che incontro nel lavoro clinico e che in determinate situazioni aspettavano un aiuto, un sostegno farmacologico”.

Ovviamente, bisogna tenere ben presenti i rischi. “Come in tutti questi farmaci è molto importante una diagnosi inquadrata: studiata la situazione, e visto che non ci siano controindicazioni, si può decidere se procedere con l’assunzione del farmaco o no, ma è bene che ci sia una soluzione ai problemi”. Per Simonelli, insomma, si tratta di una vera e propria vittoria, “tutti gli studi sulla sessualità femminile erano e sono stati in ritardo rispetto alla conoscenza di come funziona quella maschile. Che la scienza si metta al passo – conclude – poi una donna è libera di scegliere cosa fare della propria sessualità“.

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