Roma, 30 lug. (LaPresse/EFE) – Le lotte contro la deforestazione, la malaria e la pesca illegale hanno trovato un nuovo alleato nello studio delle immagini satellitari. Google, in collaborazione con le Ong, le università e altre istituzioni stanno implementando questo servizio a fini umanitari, come la conservazione degli oceani, il controllo di territori protetti o la mappatura delle epidemie. Dave Thau, capo della piattaforma digitale di Google Earth Engine, ha parlato oggi presso la sede della Fao a Roma, di come trasformare i dati satellitari in mappe che gli scienziati possono poi analizzare per affrontare problemi ambientali.
Le difficoltà sono avere il via libera ai dati forniti da diversi satelliti del pianeta e l’allocazione delle risorse informatiche sufficienti per memorizzare milioni di immagini. Frammentando le immagini di un territorio e inserendo pixel precedentemente presi nello stesso luogo, si può ovviare anche al problema delle nuvole che impediscono la visione della terra dallo spazio, ha detto Thau. In questo modo sono riusciti a scoprire fenomeni che si sono verificati negli ultimi trenta anni, come l’effetto della deforestazione in Mongolia o lo sviluppo urbano della città del Texas, negli Stati Uniti. Con il contributo di ricercatori, organizzatori non governative e altri enti, sono state avviate iniziative che permettono di osservare per zone i punti di maggior siccità, l’uso dell’acqua agricola o le terre coltivabili.
Per adesso, tuttavia, la precisione dei dati è maggiore in zone limitate, come i quartieri di zone residenziali, e meno preciso in scale più grandi. Ciò che è difficile vedere sulla terra può apparire con più chiarezza ordinando i dati globalmente e, per questo, un progetto di Google con l’Università della California ha elaborato una mappa della incidenza della malaria in Swaziland. Secondo il direttore dell’equipe dedicata allo sviluppo delle infrastrutture di Google per gli aiuti umanitari, Brian Sulliban, che ha incrociato i dati disponibili dei casi diagnosticati e le condizioni ambientali in cui vivono le zanzare che causano la malattia al fine di individuare i punti di maggior rischio e che richiedono un’azione prioritaria.
A questo proposito Sullivan ha detto che hanno lavorato con gli indigeni della tribù Surui dell’Amazzonia brasiliana per controllare, attraverso le immagini satellitari, che i loro territori erano protetti. Sullivan ha riferito che un ulteriore monitoraggio ambientale ha permesso loro di evitare la deforestazione di oltre 500 ettari di foresta: “L’idea è di dare loro gli strumenti per controllare le attività economiche” ha insistito il direttore, che ha parlato anche della possibilità di visualizzare la concentrazione delle operazioni di pesca nell’Oceano Pacifico seguendo il movimento delle navi. Attraverso la localizzazione satellitare di attività come la pesca illegale, normalmente difficile da controllare, si possono prendere misure di pressione per garantire la conservazione degli oceani.
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