Milano, 6 lug. (LaPresse) – Gli operai della Marcegaglia di Milano minacciano di buttarsi giù dal tetto della fabbrica su cui si trovano dall’1 luglio in segno di protesta contro l’aut aut dell’azienda, che fa ha proposto il trasferimento all’impianto di Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria, o il licenziamento. Un operaio è in sciopero della fame da mercoledì, questa mattina la decisione dei sette dipendenti sul tetto di legarsi con delle funi. “Uno di loro, un padre di famiglia, sta con in mano un coltello e minaccia di tagliare l’imbragatura con cui si è legato. Un altro è in sciopero della fame e con il caldo potrebbe avere un malore da un momento all’altro. La situazione è tesa al limite, e fra di loro c’è anche un dipendente con un tumore al cervello: l’azienda dovrebbe ascoltarci invece che spingerci a questi atti drammatici. Noi vogliamo solo che sia rispettata la nostra dignità lavorativa”, afferma Massimiliano Murgo, delegato Fiom in Mercegaglia, che partecipa alla protesta. Sul posto 4 cellulari della polizia e agenti della Digos, per un totale di 30 uomini delle forze dell’ordine.

OPERAI SUL TETTO-. Gli operai riuniti davanti al cancello della fabbrica in solidarietà ai colleghi che protestano sul tetto raccontano che “il capo del personale su indicazione del capo di produzione ha chiesto alla polizia di forzare il presidio e di far entrare in fabbrica i lavoratori esterni”. In quel momento gli operi hanno cominciato a legarsi con delle imbragature e a sporgersi dal tetto minacciando di buttarsi giù. “L’azienda ha detto che non tratta e tratterà solo se molliamo il presidio. Ma se molliamo cosa trattiamo? Intanto il capo del personale ride e chiacchiera allegramente con due funzionari della Digos mentre là sopra dei padri di famiglia minacciano di togliersi la vita. Se dovessimo lasciare il presidio perderemmo anche l’ultima speranza”, aggiunge Murgo della Fiom.

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