Ascoli Piceno, 24 giu. (LaPresse) – Delusione e rabbia. Sono questi i sentimenti della famiglia di Melania Rea. A raccontarlo è Michele Rea, fratello di Melania, dopo la scelta fatta dal Salvatore Parolisi, interrogato per la prima volta da indagato nell’omicidio di Melania, di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai pm di Ascoli Piceno. “Anche se non rispondere era un diritto di Salvatore – commenta Michele Rea, al telefono – noi, la famiglia di Melania, che finora abbiamo detto di continuare a credergli, gli chiedevamo però anche di collaborare. Questo interrogatorio poteva essere un momento di riscatto, il momento per chiarire e fare luce su molti punti oscuri. Ma Salvatore non lo ha fatto. Dice di essere innocente e di non avere ucciso sua moglie e questa volta, che poteva davvero dimostrarlo, in una situazione cruciale, non lo ha fatto, scegliendo di non dare risposte ai pm”.

Per Mauro Gionni, legale della famiglia Rea, “è giuridicamente legittimo che Salvatore Parolisi si sia avvalso della facoltà di non rispondere”, ma “è umanamente incomprensibile”. E spiega perché: “E’ incomprensibile – dice il legale – che una persona, il marito di una donna uccisa, che ha parlato per ore con i pm, e che, dicendo di essere a disposizione per raccontare i fatti, tante volte ha dato la sua versione in tv e alla stampa, quando, da persona offesa, diventa, invece, indagato smetta improvvisamente di farlo”. “Visto che Parolisi ha sempre detto di volere aiutare le autorità a scoprire la verità su questo delitto – fa notare Gionni – l’occasione di oggi era in pratica il suo ultimo appello. A questo punto viene meno la sua credibilità”. Parolisi “non ha dimostrato la volontà di contribuire a individuare il colpelvole, cioè chi ha ucciso sua moglie Melania” per l’avvocato Mauro Gionni, che annuncia: “domani depositeremo i nomi dei due consulenti medico-legali di parte scelti dalla famiglia Rea”.

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