A lanciarla è Maurizio Viecca che ha ideato il protocollo di mix di farmaci contro il virus, basato sul fatto che è la trombosi a uccidere e non la polmonite

Istituire una giornata commemorativa per medici, infermieri e anziani vittime del Coronavirus. Con una raccolta firme a partire da giugno sui social e anche attraverso un video. E' la campagna che lancia il primario di Cardiologia dell'Ospedale Sacco di Milano, Maurizio Viecca. Ovvero colui che ha creato e testato il cosiddetto protocollo Viecca, basato sulla tesi secondo cui nel Covid-19 la morte non sopraggiunge per polmonite, ma a causa di trombosi.

DOMANDA Una giornata in memoria non rischia di trasformarsi in retorica commemorativa?

RISPOSTA Nessuna retorica. Oltre alle tante altre vittime del Covid, ci sono oltre un centinaio di medici morti e altro personale sanitario che ha perso la vita in prima linea. Deceduti a causa dell'inefficienza del sistema del nostro Paese, prima di tutto perché non sono stati resi disponibili subito i dispositivi di protezione individuale adatti. Come è potuto accadere? Da subito, sin dall'inizio, io feci una battaglia per l'uso delle mascherine, già quando l'Oms diceva ancora che servivano solo a chi era ammalato. La Protezione Civile non ha mai considerato i portatori sani, comunque contagiosi, anche se senza sintomi. Che bastasse poi un metro, ha fatto ridere mezzo mondo. L'Oms dal canto suo ha fallito totalmente in quello che una volta tanto doveva essere un suo compito di primissimo rilievo: dovrebbe essere composta da specialisti riconosciuti di altissimo livello per meriti scientifici e non politici.

D. Come si deve intervenire in Italia sulla sanità?

R. Serve in genere un approccio più scientifico/ razionale. Più telemedicina per seguire i malati cronici maggiormente al loro domicilio. Bisogna cambiare il sistema di rapporto tra Stato-Regioni. Un esempio per tutti, che riguarda le mascherine e gli altri Dpi. Si continua ad avere il centro unico d'acquisto regionale e governativo, ma andrebbe fatto invece un centro unico del costo. Servono commissioni di tecnici che definiscono le caratteristiche organolettiche del prodotto e il prezzo medio di mercato, come in altri Paesi. Urgono norme per evitare speculazioni e per l'approvvigionamento immediato. E per garantire un prezzo corretto.

D. Come è nato il protocollo Viecca?

R. A marzo ho osservato che i pazienti passavano da una buona ossigenazione con il casco a dover essere intubati in un' ora e mezza. Impossibile che una polmonite producesse questi effetti così repentinamente. Dopo aver analizzato gli esami del sangue notai che il d-dimero era particolarmente alto, segnalando delle trombosi in atto. Ho quindi consultato l'anatomopatologa del Sacco che mi ha detto di aver trovato in tutte e 30 le autopsie eseguite una microtrombosi del circolo polmonare. Era evidente che il motivo della morte dei pazienti era la trombosi, l'ossigeno arrivava al sangue, ma il globulo rosso non poteva circolare perché c'erano i microtrombi nei capillari. Allora ho utilizzato un protocollo per l'infarto che elaborai vent'anni orsono, e tutt'ora nelle linee guida europee, adattandolo a questa microtrombosi polmonare. Perché l'anticoagulante (eparina) da solo non faceva nulla. Occorreva un'associazione di antiaggreganti, il più potente dei quali è il Tirofiban, mentre il più noto è l' aspirina. È nato così il protocollo: una somministrazione di eparina e cortisone come antinfiammatorio, con l'aggiunta di 3 antiaggreganti.

D. A che punto è adesso?

R. Il comitato etico di 40 specialisti ha fatto le verifiche e ha dato l'ok a utilizzare il protocollo su 5 pazienti. Nel reparto di pneumologia del Sacco ne hanno verificato l'efficacia. I pazienti miglioravano subito: è stato validato. E abbiamo chiesto e ottenuto l'estensione a ulteriori casi. Nel frattempo sono stato contattato dal gruppo statunitense dell'immunologo Anthony Fauci e il protocollo è stato pubblicato sul sito clinicalTrials.gov http://clinicalTrials.gov. I risultati del protocollo usciranno a ore sulla rivista scientifica Pharmacological Research.

D. Quale sarà l'evoluzione del Covid-19?

R. È necessario anticipare, mettersi davanti al virus come in una partita di scacchi, e non in difesa rincorrendolo. In Cina c'è stato un ritorno di emergenza, come se il virus non fosse cambiato. Ma in Italia la contagiosità al Sud è stata minore, come se fosse diverso rispetto al Nord. La domanda cui rispondere è se questa diversità c'è perché il Covid 19 si è modificato nella carica virale o perché il Sud ha avuto più tempo per attrezzarsi con i Dpi. Vorrei sapere perché i virologi, che prima hanno subito fatto a gara per sequenziale il virus al nord, ora non lo stiano facendo al sud.

D. I guariti dal Covid vanno incontro a problemi particolari?

R. Fra qualche settimana/mese capiremo quanti hanno problemi respiratori e se saranno cronici. Potrebbe essere così per un 30% di casi. Intanto però c'è un altro tema da affrontare. L'infarto non è andato in vacanza col Coranavirus. Ma ci si è dovuti concentrare sui malati di coronavirus. E così in questi mesi abbiamo avuto una mortalità per infarti 5 volte superiore. Ora avremo la necessità di zone grigie negli ospedali per isolare i pazienti in arrivo e capire se sono Covid o no, per evitare di infettarne altri. Creare ospedali Covid-19 separati non permette di fare economie di sistema col personale. L'ideale è creare dei padiglioni per i malati di Coronavirus, ma è fattibile solo negli ospedali sviluppati in orizzontale. Non in quelli monoblocco.

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