La squadra di Allegri travolge i rossoblu 4-0 e vola a 83 punti in classifica

Se, come ha detto Massimiliano Allegri alla vigilia, la partita contro il Genoa valeva una buona fetta di scudetto, il successo netto e secco e grasso proietta la Juventus molto vicina al suo sesto titolo consecutivo. I punti di vantaggio adesso sono undici, in attesa che la Roma a Pescara giochi il suo posticipo. Nella peggiore delle ipotesi, il margine tornerà a essere di otto lunghezze, comunque un'enormità a cinque giornate dalla calata del sipario. La vittoria dei campioni d'Italia non è mai stata in discussione, dopo poco più di un quarto d'ora il vantaggio era già di due gol, poi è arrivato il capolavoro di Marione Mandzukic, poi ancora il golasso di Bonucci, tutto in scioltezza, tutto sviluppato con attenzione e raziocinio in maniera da trasformare il match in una sorta di proficuo allenamento.

Allegri ha cambiato tanto rispetto al Camp Nou  in nome e per conto del turn over, inserendo Barzagli, Benatia, Asamoah in difesa, avanzando Lichtsteiner sulla linea dei trequartisti, affiancando Marchisio a Khedira. In fondo, tutto abbastanza comprensibile dovendo dosare le energie per l'anticipo delicatissimo di venerdì prossimo a Bergamo contro l'Atalanta e per la prima sfida con il Monaco. Ampiamente prevedibile, insomma, al pari della tattica non rinunciataria ma prudente della formazione di Juric, che ha una classifica non troppo rassicurante e che ha confermato di attraversare un periodo di fragilità estrema.

Nel primo tempo la Juventus ha tenuto il ritmo alto, soprattutto ha cercato gli spazi giusti per infilarsi: sulle corsie esterne e per vie centrali. Un esercizio all'inizio non proprio semplice, anche perché subito i rossoblu sono stati diligenti nei raddoppi di marcatura e non hanno mai rinunciato a certe spigolosità. Sembrava che il match dovesse diventare un assalto cieco alla porta di Lamanna, invece un episodio ne ha cambiato la dinamica. Dopo 17 minuti, infatti, è stato un autogol (di Munoz, propiziato da Marchisio) a spianare la  strada ai bianconeri, che hanno immediatamente  raddoppiato con Dybala (rete straordinaria per meccanica ed esecuzione) e chiuso con largo anticipo la contesa grazie alla rete di Mandzukic.

Forse nemmeno Allegri si immaginava di avere vita tanto facile e, quindi, di poter circoscrivere al minimo sindacale il dispendio di energie. Quattro giorni dopo Barcellona, una flessione – anche solo mentale – sarebbe stata umanamente legittima, invece la Juventus ha dimostrato di aver acquisito una maturità e una 'cattiveria' agonistica che possono portarla molto lontano in Italia e in Europa. Quando le cose funzionano, la differenze tra titolari e riserve si assottigliano, prova ne sia la prestazione di Marchisio, candidato a sostituire lo squalificato Khedira in Champions League. Il Principino, a sorpresa in tribuna al Camp Nou, ha esibito una buona forma anche se il mattatore della gara è stato Mandzukic nella doppia feste di terzino e di attaccante. Il croato persino più di Dybala e di Higuain, rimasto a secco. Nella ripresa, oltre alla stoccata di Bonucci, tre pali (Marchisio, Higuain, Asamoah) e il debutto del giovane bianconero Mandragora.
 

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