Ha provato a riprendre con l'Entella. Oggi ha detto: "Non ce la faccio più, non ho la testa. Comincia il secondo tempo della mia vita"

"È arrivato il giorno, quello in cui decidi che è finita per davvero. Ringrazio il presidente Gozzi e i ragazzi dell'Entella per l'occasione che mi hanno concesso. Gli auguro tutto il meglio". Antonio Cassano annuncia ufficialmente l'addio al calcio in una lettera aperta pubblicata sul profilo Twitter del giornalista Pierluigi Pardo.

Negli ultimi giorni l'attaccante barese si era allenato con il club ligure e sembrava pronto a tornare a giocare dopo due anni di inattività. "In questi giorni di allenamento però ho capito che non ho più la testa per allenarmi con continuità – ha ammesso – Per giocare a pallone servono passione e talento ma soprattutto ci vuole determinazione e io in questo momento ho altre priorità". Cassano infine ha voluto ringraziare "tutti i compagni di squadra di questi anni, gli avversari, gli allenatori e i dirigenti (sì certo, anche quelli con cui qualche volta ho litigato) – ha concluso – Ma soprattutto voglio salutare i tifosi, quelli dalla mia parte e anche gli avversari, perché senza di loro il calcio non esisterebbe. Grazie a tutti, comincia il secondo tempo della mia vita".

Antonio Cassano, 36 anni, ha esordito in serie A con il Bari l'11 dicembre del 1999 quando aveva 17 anno nelle fasi finali del derby con il Lecce. Da allora ha giocato 419 partite in serie A segnando 115 gol, 40 nelle coppe nazionel (10 reti) e 56 nelle competizioni europee con 15 gol. In nazionale A, Cassano vanta 39 presenze con 10 reti. Ha giocato in otto squadre: Bari, Roma, Real Madrid, Sampdoria, Milan, Inter, Parma, di nuovo Sampdoria e Verona. Dappertutto ha fatto cose meravigliose e incredibili "cassanate" (e le ha pagate). Ha mandato a quel paese presidenti, allenatori e compagni, ma si è fatto amare come un figlio da presidenti e allenatori e come un fratello dai compagni a cui ha sempre dato amicizia e, in certi casi, splendidi regali. I tifosi l'hanno amato incondizionatamente. Il calcio italiano, senza Fantantonio, dovrebbe sentirsi un po' più solo

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