La nazionale di Ventura in virtù del successo ottenuto a Scutari andrà ai playoff da testa di serie

L'Italia andrà ai playoff da testa di serie in virtù del successo striminzito ottenuto contro l'Albania. Ma tutto questo non significa qualificazione assicurata al Mondiale di Russia, anche perché l'ennesima prestazione imbarazzante degli azzurri non legittima né sbocchi di ottimismo né sbuffi di felicità. Al contrario, dopo la prova di Scutari probabilmente si è impennato il coefficiente di preoccupazione del presidente federale Tavecchio e del commissario tecnico Ventura. Così, con questa Nazionale tremebonda e ottusa, improponibile tatticamente e fragile psicologicamente, si va poco lontano. A novembre, con il recupero di qualche infortunato, è legittimo attendersi un miglioramento, ma comincia a sedimentarsi il sospetto che uno dei problemi stia nel manico. L'esito dello spareggio non è scontato, al momento qualsiasi formazione può mandare in tilt l'Italietta del Giampi.

Il ct con la testa dura ha riproposto il 4-2-4 che era stata la pietra tombale nella sfida contro la Spagna, sconfitta pesantissima che ci ha matematicamente sbattuti ai playoff. Certo, l'indice di pericolosità dell'Albania non è quello delle Furie Rosse, però questo sistema di gioco non sembra esaltare le doti degli azzurri. Una riflessione che andrà/andrebbe sviluppata anche in chiave spareggio, là dove non saranno consentiti errori, salvo toppare la missione in Russia. Va da sé che con Eder e Candreva in più rispetto al moscissimo 1-1 di venerdì scorso con la Macedonia, in teoria il tasso tecnico nella Nazionale è aumentato. Nulla, comunque, è stato facile perché all'Italia niente riesce facile a prescindere dall'avversario che affronta. E' una delle peculiarità della squadra di Ventura, non bruttissima ma quasi mai bella. Anche a Scutari, ad esempio, gli azzurri hanno faticato, non sono mai stati padroni della partita nonostante l'incipit sia stato più convincente rispetto a Torino. E ci mancherebbe.

I disagi dell'Italia sono emersi a centrocampo, perché Gagliardini e Parolo non hanno saputo reggere il confronto con Basha e Kace, perché persino Sadiku, l'unica punta schierata da Panucci, si è votato al sacrificio, perché l'aggressività albanese ha creato non pochi grattacapi. La Nazionale è partita bene poi è stata risucchiata dall'Albania e non ha saputo costruire gioco, più che altro è vissuta di fiammate: due volte con Immobile, una volta con Eder, una volta ancora Insigne. Che quando veste l'azzurro sembra un lontano parente del folletto imprendibile di Napoli. Lampi nel buio, insomma, con Buffon che ha dovuto compiere un paio di parate delicate, insomma il portierone non è stato a guardare.

Non era così che Ventura e soprattutto i tifosi se la immaginavano l'Italia post Macedonia e post Spagna. Eppure anche nella ripresa niente è cambiato, anzi le ambasce azzurre sono persino aumentate. Ci sono voluti 15 minuti per vedere un tiro di Insigne (parato da Berisha), mentre la mossa del ct per provare a invertire un trend preoccupante è stata la sostituzione di Darmian con Zappacosta. E' stato Buffon a compiere un mezzo miracolo su Grezda, quando ormai il match era un faccia a faccia a viso aperto, con tutti i rischi del caso. Il gol di Candreva, su indecisione di Agolli, dopo 28 minuti, ha messo fine a un'agonia, malgrado l'Albania abbia creato un paio di occasioni da batticuore. Il resto va archiviato, non dimenticato.

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