Entro il 2050, fino a 5,7 miliardi di persone potrebbero vivere in aree in cui la risorsa scarseggia

Una persona su tre nel mondo non ha accesso ad acqua potabile sicura. E il futuro non sembra roseo: entro il 2050, fino a 5,7 miliardi di persone potrebbero vivere in aree in cui la risorsa scarseggia per almeno un mese all’anno. Ma non solo. Entro il 2040, la domanda globale di energia dovrebbe aumentare di oltre il 25% e quella di acqua di oltre il 50%. È quanto emerge dai dati dell’Onu pubblicati in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. Secondo gli esperti, limitare il riscaldamento globale a 1,5° C al di sopra dei livelli preindustriali, mossa che potrebbe portare a una riduzione dello stress idrico indotto dal clima fino al 50%. Le condizioni meteorologiche estreme, infatti, hanno causato oltre il 90% dei gravi disastri nell’ultimo decennio.Il tema della Giornata mondiale dell’acqua di quest’anno riguarda ciò che significa per le persone, il suo vero valore e come proteggerla al meglio. Oggi “è minacciata da una popolazione in crescita, dalle crescenti richieste dell’agricoltura e dell’industria e dal peggioramento degli impatti dei cambiamenti climatici. Poiché le società bilanciano le richieste di risorse idriche, gli interessi di molte persone non vengono presi in considerazione”, si legge nel report 2021 sullo sviluppo delle risorse idriche intitolato appunto ‘Valorizzare l’acqua’.In un 2020 funestato dalla pandemia è emersa prepotentemente la necessità di avere accesso a risorse idriche per l’igiene personale. Basti solo pensare a una delle raccomandazioni più ripetute dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms): lavarsi le mani.Eppure, stando al documento, in tutto il mondo più di tre miliardi di persone e due strutture sanitarie su cinque non dispongono di un accesso adeguato a servizi per l’igiene delle mani.”Il 2020 ha visto il diffondersi della pandemia da Covid-19, che ha colpito più duramente le persone più vulnerabili del mondo, principalmente coloro che vivono in insediamenti informali e nelle baraccopoli. L’igiene delle mani è un fattore estremamente importante per prevenire la diffusione”, sottolinea il report.Secondo le stime, conseguire un accesso universale ad acqua potabile sicura e a impianti igienico-sanitari in 140 Stati a medio e basso reddito comporterebbe una spesa di circa 1.700 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2030, pari a 114 miliardi all’anno. Il rapporto costi/benefici di un tale investimento “evidenzia un significativo ritorno positivo nella maggior parte delle aree del mondo interessate. I rendimenti che scaturiscono dai finanziamenti al settore dell’igiene sono addirittura superiori, con un notevole miglioramento delle condizioni di salute in numerosi casi e con una necessità limitata di ulteriori infrastrutture costose”.L’approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari in linea con un approccio di resilienza climatica potrebbero salvare la vita di oltre 360mila bambini ogni anno. Secondo i dati di Unicef, ogni giorno, più di 700 bimbi sotto i 5 anni muoiono di diarrea legata ad acqua e servizi igienico-sanitari inadeguati, mentre in circa 450 milioni vivono in aree ad alta o estremamente alta vulnerabilità idrica.

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