Roma, 20 mar. (LaPresse) – Traffici di armi, di rifiuti, giro miliardario di fondi per la cooperazione, fino all’ipotesi del coinvolgimento di apparati dello Stato. A vent’anni dall’omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Mirian Hrovatin, rimane ancora da accertare la verità sui motivi dell’esecuzione avvenuta il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio.

I due inviati, in Somalia per documentare la guerra civile e la missione Onu avviata nel Paese, furono uccisi da un commando di sette persone. Dopo una commissione parlamentare di inchiesta, istituita dieci anni dopo l’agguato e che ha portato a ben tre diverse relazioni conclusive, depistaggi e ipotesi di archiviazione del caso giudiziario, solo uno dei killer è stato condannato, il miliziano somalo Hashi Omar Hassan, e ancora si ignorano gli altri esecutori, i mandanti e i motivi della morte dei due giornalisti Rai.

Ieri la ministra degli Esteri, Federica Mogherini, e la presidente della Camera, Laura Boldrini, hanno incontrato a Montecitorio Luciana Alpi, madre di Ilaria, rinnovando il loro impegno personale e dell’esecutivo per accertare la verità. La presidente Boldrini ha annunciato che chiederà “al Governo se permangono i motivi di segretezza” sugli atti dei servizi segreti relativi all’omicidio, un impegno a cui si è unita anche la ministra Mogherini, che oggi partecipa all’inaugurazione al museo Maxxi di Roma di una mostra fotografica dedicata a Ilaria Alpi. “In questo anno – ha scritto Boldrini su Twitter dopo l’incontro con Luciana Alpi – ho voluto percorso di trasparenza per fare chiarezza sui tanti segreti del nostro Paese. Tappe della trasparenza: dopo terra dei fuochi, ‘armadi della vergogna’, su crimini regime nazifascista. Sulle ‘navi dei veleni’ ho scritto a presidente del Consiglio e altre autorità per togliere segreto”.

Intanto, su Change.org è stata lanciata una petizione, promossa da Stefano Corradino e Beppe Giulietti di Articolo21, che ha raccolto oltre 65mila firme per chiedere verità e giustizia sul caso Alpi-Hrovatin.

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