Dai mancati diritti al crollo della vendita di televisori, fino al colpo alla fiducia nazionale. Ecco quanto ci costerà l'eliminazione

La mancata partecipazione dell'Italia al Mondiale 2018 è difficile da quantificare in termini economici, ma secondo alcune stime può costare oltre 100 milioni di euro. Verranno a mancare gli introiti per i diritti tv e saranno affossati i ricavi per la Figc. Non saranno incassati inoltre i premi sportivi e, sul mercato interno, gli effetti si faranno sentire sui consumi, in particolare sull'acquisto di televisori di ultima generazione.

Secondo Confcommercio, il cui Ufficio studi ha fatto un'analisi sul tema, l'eliminazione da Russia 2018 "costituisce una perdita economica finanziaria che si estenderà su più anni", ma questo "non implica necessariamente una riduzione apprezzabile del Pil". Certo, prosegue l'associazione, "non si può escludere" che l'assenza degli Azzurri ai campi russi abbia "effetti rilevanti" sulla fiducia di "una quota consistente dei cittadini".

La prima a pagare sarà la Fifa. Per Brasile 2014 aveva incassato per i diritti tv in Italia 180 milioni di euro fra Rai e Sky. È ovvio che la cifra è destinata a precipitare, con un taglio di almeno il 50%. Ed è probabilmente destinata a tramontare anche l'ipotesi di una partecipazione di Mediaset all'asta. L'evento in Italia assumerà tutto un altro spessore. La nazionale può superare i 20 milioni di audience e viaggia a una media di circa 10 milioni di spettatori, o il 66% circa. L'Italia, secondo le statistiche della Figc, vale circa l'11% del Pil del calcio globale da sola. Alla Federazione italiana mancheranno premi e ricavi. Passare la fase a gironi vale 7 milioni di euro, cifra che può lievitare fino a 32,5 milioni se si vince la Coppa del Mondo. Ma senza arrivare così avanti, i quarti di finale valgono già 15 milioni di euro.

Per quanto riguarda il potenziale fatturato, l'Italia del commissario tecnico Cesare Prandelli, che non superò nemmeno la fase a gironi in Brasile, portò a casa ricavi maggiori per quasi 7 milioni. Gli sponsor potrebbero inoltre scappare da una maglia che ha perso, anche se momentaneamente, il suo blasone. Le entrate da sponsor sono aumentate del 19% nel 2014 per la partecipazione all'ultimo mondiale e il bilancio del 2016 ha mostrato un fatturato di 174,1 milioni di euro, in aumento di 18,6 milioni sul 2015, dovuti soprattutto al posizionamento del Belpaese all'Europeo di Francia.

Senza l'evento russo, anche gli accordi commerciali con Infront sono a rischio rinegoziazione con possibili nuove perdite. Infine lo sponsor tecnico Puma ha un contratto con gli Azzurri fino al 2022, a quasi 20 milioni l'anno tra parte fissa, che vale 18,7 milioni, e variabile. Qualcuno ipotizza anche effetti sul Pil dall'esclusione dell'Italia da Russia 2018. Ma per Confcommercio "gli effetti non sono per nulla evidenti: le vittorie della Spagna nel 2010, dell'Italia nel 2006 e della Spagna nell'Europeo del 2012 hanno mostrato crescite del Pil nell'anno del successo sensibilmente al di sotto della media della crescita internazionale". Quando l'Italia ha vinto il Mondiale in Germania, nel 2006, il suo Pil è aumentato del 2% contro una media del 3,3% dei principali Paesi europei. Quando ad alzare la Coppa, nel 2010, sono state le 'Furie Rosse', la Spagna ha registrato una crescita zero, contro l'incremento dell'1,1% dei principali Paesi Ue. Quindi la legge potrebbe valere anche al contrario e non essere rilevante in negativo. Sicuramente qualche effetto si vedrà sui consumi interni. Confcommercio prevede un possibile effetto dell'esclusione nelle vendite di televisori di ultima generazione. "Grazie ai dati di Gfk Italia, è possibile evidenziare un incremento delle vendite, per esempio, di televisori a schermo piatto, nel trimestre maggio-luglio degli anni pari, quelli in cui si disputa una competizione internazionale. Pertanto, si può ipotizzare che, a causa dell'esclusione dell'Italia, questo incremento dei consumi non ci sarà nel 2018", conclude l'associazione.

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