Il celebre critico d'arte racconta il suo modo di vedere la ricostruzione dopo il sisma nel centro Italia

"Devo dire che mai come in questo caso mi sono sentito compreso e non rispettato. Perché io già nel terremoto precedente dissi a Berlusconi: 'Fate delle case di legno, provvisorie, perché ci sia lo stimolo a Onna e San Gregorio, non solo a L'Aquila, a rifare i paesi com'erano, dov'erano'. Oggi non sento altro in televisione che parlare di case di legno, provvisorie e di com'erano e dov'erano. Sono mie parole che voglio rivendicare come idea di rimettere in piedi, come vuole il sindaco di Amatrice, e non di fare delle case in trasferimento come capitò con il terremoto del Belice, quando i paesi vennero ricostruiti altrove". Lo ha detto il critico d'arte Vittorio Sgarbi, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Lombardia, rispondendo ad una domanda sulla ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito la settimana scorsa l'Italia centrale.

Occorre – ha sottolineato – ricostruire i paesi lì. Tra l'altro, selezionando: quindi, mettere in piedi i palazzi e le chiese e creare un'urbanistica pulita in questi centri storici. Però l'idea che oggi prevale è di rifare tutto com'era e dov'era per la sensibilità degli abitanti e per la reintegrazione dei luoghi, non invece del villaggio 'new town' secondo lo schema che ha prevalso per comodità nella ricostruzione di tutti i paesi intorno a L'Aquila, con degli orrori da periferia che rendono inqualificabile quell'impresa, che ha fatto dimenticare la bellezza di quei borghi".

"Nel caso dell'Aquila – ha detto ancora Sgarbi – è stata una tragedia. Io andavo e vedevo che le ruspe distruggevano chiese, palazzi mai più nella prospettiva di essere riedificati. Però alcuni modelli di piccoli borghi sono dei campioni di quello che si potrebbe fare. E, siccome la tenacia dei sindaci e dei cittadini, questa volta, ha detto in maniera molto forte: 'Vogliamo i paesi com'erano, dov'erano'. Questo, che io penso da sempre, potrà come una richiesta, una specie di appello al Governo, portare a questo risultato con utili effetti e anche con il collegamento ai modelli che sono già stati realizzati in questa direzione".

RENZI ABILE A COMUNICARE.  "Mi pare che sia tipico di Renzi, che è un uomo molto abile nella comunicazione, collegarsi a una persona che tutto il mondo conosce, cioè un nome internazionale che dà il senso di una garanzia. Per Renzo Piano dobbiamo fidarci del fatto che sia una persona il cui buon senso si può applicare anche a un tema che non è proprio suo. Non è un ricostruttore, certamente può essere un contributo utile anche il suo" ha detto Sgarbi. "Per la ricostruzione di Amatrice e Accumoli – ha aggiunto – occorrerebbe tenere presente il modello di ricostruzione fatto nel borgo di Santo Stefano di Sessanio, dove quello che è rimasto in piedi è quello che era stato restaurato con il lavoro di Walter Mazzitti e Daniele Kihlgren. Mi pare che i nomi di Kilgrin e Walter Mazzitti valgano rispetto a quello che hanno già fatto, che è un test di una cosa che c'è. Mazzitti, tra l'altro, lavora a Palazzo Chigi come magistrato".
 

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