Oggi la visita di Gentiloni: "Qui un gioiello"

Si chiameranno Vega C e Ariane 6 e saranno i lanciatori di satelliti della nuova generazione. Al cuore di questi due progetti, finanziati dall'Agenzia spaziale europea, ci sarà un prodotto italiano, il motore P120C, che viene fabbricato a Colleferro, a due passi da Roma. La P sta per "propellente", 120 è il numero di tonnellate di carburante previste (ma sono diventate in realtà già 142) e la C sta per "comune", perché si userà appunto per entrambi i lanciatori. Sostituiranno il vecchio motore P80 che – come si intuisce – reggeva poco più di 80 tonnellate di carburante.

"Il nuovo propulsore che stiamo realizzando – spiega l'amministratore Giulio Ranzo – è interamente realizzato in una fibra di carbonio brevettato, che produciamo qua. E' un materiale leggerissimo e molto performante, ed equipaggerà sia Vega C, la nuova versione di Vega, che volerà dal 2019, sia Ariane 6, il nuovo grande lanciatore europeo che volerà a partire dal 2020". Si tratta del più grande motore monolitico, cioè in un solo pezzo, mai realizzato al mondo in fibra di carbonio.

Ma come funziona? Vega è un programma per il lancio nello spazio di satelliti piccoli (da poco più di una tonnellata), Ariane per quelli più grandi (fino a 10 tonnellate), che vanno su un'orbita più alta. Il primo realizza circa tre lanci all'anno, il secondo sei o sette. Tra i tanti satelliti che il lanciatore Vega (nella attuale generazione già in uso) ha mandato in orbita c'è anche il Sentinel 2B, per l'osservazione della Terra, che fa parte del sistema europeo di monitoraggio del pianeta Copernicus, utilizzato per monitorare la situazione sul terreno subito dopo gli ultimi terremoti.

Chi paga? Il sistema costituisce una piattaforma a disposizione di enti pubblici e privati che hanno interesse a mandare in orbita un satellite. Il committente chiede una data disponibile. Ogni lancio costa qualche decina di milioni di euro. Il costo è così elevato perché il razzo non è riutilizzabile: il satellite raggiunge l'orbita mentre il vettore si disperde in mare.

Una volta in piedi, il sistema perciò sviluppa una sua economia. Ma avviarlo vuol dire mettere in campo risorse che non sono alla portata di un privato e nemmeno di un singolo Stato europeo. Ecco perché è fondamentale l'Agenzia spaziale europea. "Il nostro settore – spiega Ranzo – richiede investimenti grandissimi, il più delle volte non alla portata di un singolo Paese. Da quasi cinquant'anni l'Europa ha messo insieme le risorse finanziarie per poter creare dei progetti in collaborazione tra stati membri. In questo modo ha raggiunto una leadership a livello mondiale nel settore spaziale. Nel contesto di questa partnership europea, l'Italia ha assunto un ruolo di leadership nei lanciatori di piccola dimensione, guidando il progetto Vega.
Quindi noi lavoriamo in partnership con l'Europa ma con un ruolo guida per i lanciatori piccoli".

Ogni due anni circa, si tiene una riunione miniteriale, tra i dicasteri della ricerca dei diversi Paesi contributori dell'Esa. E in quell'occasione si stabiliscono i progetti e i rispettivi budget.
L'ultima si è svolta a novembre 2016 ed è stata approvata definitivamente questa nuova generazione di lanciatori.

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